E domani - Anna Lussignoli

Quando è ancora tutto da scoprire. Quando tutto potenzialmente
potrebbe essere quello che stavi cercando: come la luce che usciva
dalla fessura sotto la porta della camera – se non mi sbagliavo – di
Stanley. Bussai.
Quando entrai nella stanza c’erano già Stanley e molti suoi compagni
d’università. Eravamo nel dormitorio del campus e non potevamo
fare troppo rumore. Stanley continuava a lanciarmi occhiate ambigue
e metteva le mani dove non mi andava. Se doveva prendere una
birra mi passava davanti e faceva in modo di scontrarsi con me. Cercava
di catturare la mia attenzione. Non lo faceva in modo maleducato
o viscido, ma non mi andava ugualmente. Lui non mi piaceva.
Nella stanza erano tutti uomini ed io l’unica donna e l’unica bianca,
ma loro non mi facevano sentire una diversa. Ce ne era uno solo che
non mi guardava mai e che mi escludeva dalle conversazioni e dai
loro slang incomprensibili. Gli chiesi un paio di volte il nome, lui
rispondeva biascicando e non capivo.
Stanley mi aveva invitato con loro perché gli piacevo e perché vedeva
che ero straniera e un po’ sola, però voleva qualcosa in cambio dato
che mi avrebbe portata a ballare con la sua macchina, ma a me non
andava. Ero lì perché l’alternativa di passare la serata a casa non mi
piaceva e volevo godermi un po’ L.A.
Il ragazzo scuro di carnagione di cui non capivo il nome, ma che mi
piaceva chiamò con il cellulare qualcuno e nell’arco di poco ci raggiunsero
due ragazze. Non ero più l’unica donna, ma continuavo ad
essere l’unica bianca. Le ragazze mi guardarono storto non appena
mi videro. Mi presentai all’italiana dando la mano e due baci sulla
guancia. Loro indietreggiarono. Solo in seguito scoprii che in USA
dare due baci sulla guancia è qualcosa di molto formale e che è un
modo per tenere le distanze, oltre che un modo di fare da snob tra
ragazzi. Mi ero già giocata la mia possibilità di andare a genio alla
comitiva.
Le ragazze parlavano nel loro gergo e certo non mi volevano nel grup-
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