E domani - Anna Lussignoli
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Eppure mi voltai, catturata dal movimento di una labrena e<br />
quell’istante, in cui i nostri occhi si potevano sintetizzare gli uni con<br />
gli altri, era stato inghiottito dalla corsa della metropolitana successiva.<br />
Ancora una volta. Scivolava via un alito di vita, in punta di piedi<br />
se ne andava nell’indifferenza.<br />
Un fiore, un tempo coraggioso, contro l’asfalto si era accasciato timidamente.<br />
Si era tirato indietro.<br />
Mi ero forse persa veramente nella voragine delle riviste patinate delle<br />
edicole, nelle interminabili repliche dei telefilm anni ottanta che<br />
non significano nulla, nei giochi della play-station?<br />
Ancora correvo? Anche lì dall’altra parte del mondo?<br />
Ancora non osservavo.<br />
La poetica delle sinfonie catartiche di carrilons capaci di condurmi<br />
all’entrata del palazzo delle emozioni, si era interrotta per la mia disattenzione,<br />
la PIGRIZIA.<br />
Ancora una volta.<br />
Mi sedetti in metropolitana e osservai il sole, perché la subway di Los<br />
Angeles è all’aperto a differenza di quelle nelle altre città. Questa<br />
particolarità m’indusse a notare la diversità del paesaggio che mi circondava<br />
rispetto a quello a cui ero abituata da anni. Era una visione<br />
ariosa del mondo, non mi stavo immergendo in un buco nero nel<br />
capoluogo milanese. Respiravo l’aria che mi vestiva di luce.<br />
Quando a Milano m’infilavo sulla metro ignoravo ogni cosa. Incanalavo<br />
il percorso della mente verso l’ufficio, verso la casa dei miei<br />
amici, per giocare l’ennesima partita a risiko o per vedere ancora un<br />
film al cinema. Pensavo alla solita chiacchierata con il mio uomo su<br />
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