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E domani - Anna Lussignoli

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Presi il suo braccio, lo avvicinai al mio e dissi:<br />

“Riesci a vederlo?” Lui non capiva. La nostra carne era diversa, lui<br />

inclinò il capo, dietro i suoi occhi vidi una macchina gialla passare e<br />

le punte delle palme frusciare. Lui guardò ancora le nostre braccia<br />

e disse:<br />

“Io non vedo nessuna differenza”.<br />

Proprio in quel momento passarono tre ragazzi bianchi ci guardarono<br />

e fecero un risolino di scherno. Forse pensavano che eravamo<br />

ridicoli. Non ero a Brescia, ma ero ancora nel mondo civilizzato e<br />

diffidente dove tutti non comprendono, dove tutti cercano un colpevole,<br />

purchè diverso da se stessi. Intanto la notte finiva e il sole era<br />

quasi sorto. Negli occhi di Abdu si rifrangeva il primo raggio di sole.<br />

Mi alzai, lui mi seguì. Dalla macchina vedevo l’albeggiare del cielo e<br />

le prime finestre che si aprivano. Vedevo i barboni che si voltavano<br />

a pancia in giù sulle panchine, perché infastiditi dalla luce. Alcune<br />

macchine che facevano saltare i bassi con musica hip hop nelle casse<br />

ci superavano. Non ero stanca. Il cervello non mi si era ancora indolenzito.<br />

C’erano signori anziani che portavano fuori il cane e ragazze<br />

con i capelli raccolti in coda di cavallo che facevano jogging, probabilmente<br />

prima di andare a lezione in università. La vita si risvegliava<br />

ed io mi ritrovavo nella land dei “se”, dei “ma” e dei “forse”. Ero in<br />

un mondo tra i mondi, tra tutti i mondi possibili e forse da quel punto<br />

vedevo meglio le facce delle cose. Vedevo l’architettura dell’opera<br />

“mondo”. Vedevo l’insofferenza di quando mi precedeva alla cassa<br />

di un supermercato un ragazzo di colore, ma vedevo anche le mie<br />

labbra ammorbidite su quelle di Abdu e pensavo che avevo visto<br />

un sospetto di sole diverso quel giorno, perché l’avevo guardato nel<br />

contrasto chiaro-scuro del contorno dell’iride di Abdu.<br />

Ero come un bambina che con la bicicletta si arrischia imprudente<br />

su una curva pericolosa per guardare in una strada di campagna una<br />

contadina che lavora. Lei cadeva. Cadevo anche io. Mi ero logorata<br />

le toppe sui pantaloni, mi ero graffiata le mani e le ginocchia ed il ma-<br />

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