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E domani - Anna Lussignoli

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XV<br />

“Jam”.<br />

“Perché ripeti continuamente il suo nome?”<br />

“Jam, Jam, Jam”.<br />

Miss Joy, la socia di Sanchez, l’altro mio capo, non capiva perché<br />

continuassi a far svolazzare il nome di Jam al bar, invece che lavorare,<br />

pulire i tavoli e spazzare per terra.<br />

Ripetevo il nome di Jam perché mi piaceva pronunciarlo. A volte lo<br />

scrivevo addirittura su un tovagliolo e quando vedevo una J il mio<br />

cuore scaglioso si calmava.<br />

Le mattine biondeggiavano sui tetti embricati di L.A. mentre le porte<br />

della caffetteria si aprivano e chiudevano.<br />

La signora Joy sfregava zelante il bancone del bar. Era difficile penetrare<br />

nei suoi occhi perché non la conoscevo. Sapevo che aveva<br />

origini arabe, nonostante i capelli biondi, il velo che la ingabbiava<br />

non lasciava dubbi. M’impressionava il segreto che scorreva lungo<br />

la curva del suo naso e cinguettava in sordina sulle labbra, nonchè<br />

la sua sottomissione al marito: quando lui passava a prenderla le appoggiava<br />

un braccio sulla spalla e lei si lasciava condurre via, quasi<br />

che l’uomo arredasse la sua anima come nessun altro. Tuttavia mi<br />

riusciva difficile vedere in quel gesto di possesso un amore libero.<br />

Capita spesso di vedere coppie strette l’uno all’altra, ma il Sig. Ercan<br />

incatenava Miss Joy, la copriva, la nascondeva dietro di sé. Forse la<br />

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