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E domani - Anna Lussignoli

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III<br />

Una settimana più tardi trovai sotto la porta un foglietto leggermente<br />

bruciato volutamente. Riportava la scritta: “You are leaving but…”<br />

tu te ne stai andando, ma…<br />

Non ne decifrai la calligrafia. Il tralucere delle lettere m’induceva a<br />

pensare che Jam fosse venuto la notte precedente accanto alla mia<br />

porta, che avesse appoggiato le mani sulla vernice bianca, avesse<br />

guardato il numero del mio appartamento e avesse deciso di lasciarmi<br />

alcune parole. Cosa significasse quel “ma” finale seguito da puntini<br />

di sospensione non mi era chiaro.<br />

Un “ma” può deformarsi in innumerevoli significati.<br />

“Ma” potevamo stare insieme di più.<br />

“Di più” nel senso di un tempo maggiore, ma anche nel senso di uno<br />

spazio maggiore. Il nostro spazio è come una fitta ragnatela attraverso<br />

cui passa la dinamicità del tempo, intrecciata a volte con il caso,<br />

ma più spesso con il fato.<br />

È come se fossimo tutti dentro un universo la cui costruzione architettonica<br />

già definita c’impedisse di scegliere molte volte. Come se<br />

ogni promessa, incontro, intuizione lirica, anticipazione di entusiasmo<br />

in realtà fosse già ad attenderci, ad aspettare proprio noi in quel<br />

momento. Sentivo come se Jam ed io fossimo esistiti prima di esistere.<br />

Come se tutto si fosse già svolto. Mi ero imbarcata su un volo, ma<br />

la dimensione in cui Jam ed io ci eravamo incontrati era un teatro la<br />

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