E domani - Anna Lussignoli

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indisciplinata. Alcuni ripetitori incastrati nella terra bruciata dal sole dello stato dorato della California accennavano segni di civiltà a lato dell’enorme strada asfaltata. Superfici gialle e verdi mi circondavano come pareti di un labirinto entro cui piccole biglie si muovevano. Avevo cercato per mesi di capire la logica, la direzione, l’anima di questa terra. Era stato impossibile, tuttavia desideravo racchiudere in me il silenzio, l’oscurità, ma anche la luce che accompagnava gli spazi tra la civiltà delle strade e il paesaggio circostante. Il paesaggio ondulato che non si lasciava civilizzare o corrompere. Un paesaggio in contrasto con le grandi metropoli prive di superfici ruvide e ghiaiose. Era quella una terra che si muoveva senza alcun margine di preavviso perché le leggi sismiche assestavano le lande senza chiedere il permesso agli uomini. Provai il desiderio di trovare un equilibrio lì in mezzo, ma temevo di rotolare malamente. Ci fermammo ad una stazione di servizio e vidi un uomo con una maglietta arcobaleno ed il simbolo della pace stampato sul davanti, mani in tasca, sguardo fisso, gambe appena divaricate, occhiali da sole, capello brizzolato e pelle abbronzata. Si appoggiava ad un’enorme Hummer nera. Aspettava la sua famiglia in sosta. Tornarono presto, lui sorrise, aprì la portiera a sua moglie e ritrovò in un attimo la pace che la seppur breve solitudine gli aveva tolto. Ripartirono in fretta ed io appoggiai la testa al sedile nel tentativo di addormentarmi gustando il caldo torrido di fine estate. Un uomo mi chiese un fazzoletto di carta e glielo porsi. Iniziammo a parlare. “Da dove vieni, il tuo accento non è di qui?” Mi voltai appena. “Sono italiana. Io sono nata in Italia”. Lui storse appena il collo, fuggì lo sguardo verso l’esterno e disse: “L’Italia? Non ne ho mai sentito parlare”. L’Italia… qualcuno non la conosceva, per qualcun altro era solo uno stivale sul mappamondo collocato in un luogo non meglio precisato. L’Italia, Terra di valori e vanità artistiche, la mia Terra, per qualcuno non era altro che un nome appena pronunciato in lontananza. 214
Sommario Il sogno .................................................................................26 Aura ......................................................................................57 Gocce di luce grezza ............................................................70 La notte di Giulia ...............................................................100 La mail di Sara .................................................................... 111 Venezia ................................................................................126 Foto bianche ......................................................................138
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E domani
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Anna Lussignoli e domani Marco Serr
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La viaggiatrice Corpi diafani senza
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Veronica era folle, indubbiamente,
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Veronica non capiva fino in fondo p
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Veronica. Perché Billie e Veronica
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I Nello specchio guardavo un’imma
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Risposte rituali a domande rituali.
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vetro lavorato conteneva la rosa ro
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“Molto presto, anche tra qualche
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Abbandonato il clima domestico, las
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come raccontare quelle sensazioni a
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assegnò sulla sedia. “Noi abbiam
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cosa va male tutto peggiora a caten
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molto che la regola del nostro amor
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qualunque mentore. Ero pronta ad as
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IV In coda al supermercato per comp
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peggio di noi. Ed è allora, non pr
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che io ero una qualunque, che usava
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primaverili. Lui era molto alto con
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che, per altri è sacrificarsi e lo
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facevano per me. Forse ora mi stavo
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VI L.A. mi accolse con un po’ di
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deludenti ricavai un impiego, ma so
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Non capivo bene il suo strano accen
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mete esotiche e ci ritroviamo cattu
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prendente e ammaliante. Questo anch
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i nostri vestiti e poi le macchine,
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Aura non era bella, non aveva corte
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vo riesce a dargli un tono un po’
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si provi l’incertezza ed il dolor
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stato una cosa della mia vita. La m
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conia e tristezza. Per provare tale
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piccole cose ti possono generare gr
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“Andiamo sempre di fretta” mest
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forma al sogno. Il sogno astratto d
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come cambiare il mondo, ma il mondo
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di noi potrebbero essere uno dei mo
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quando non la vogliamo sentire. È
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sulla fronte della sua genitrice, d
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semplicemente perché ci piacciono
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guardava attorno. “Io mi chiamo S
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Quando è ancora tutto da scoprire.
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qualcosa che non vedevo. Il macchin
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tro una cultura sconosciuta a Los A
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nubrio della bici mi aveva quasi ta
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ha salvata dall’indifferenza dei
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l’alcool scorresse nelle mie vene
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avvicinò a noi. L’uomo orientale
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“Ma lui ti dà ciò di cui tu hai
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Rob si fece intenerire da quelle pa
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XII Una settimana più tardi ancora
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durre quel mezzo uomo e mezzo anima
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nell’oceano insieme alle sue. Opp
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XIII Mi stavo recando al lavoro qua
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Kathy ha gli occhi grandi e sa di e
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portanza ha. Abito tra le stoffe pr
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XIV I giorni passavano. L’inverno
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pediva di scendere dall’altalena.
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miei migliori amici. So che non son
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XV “Jam”. “Perché ripeti con
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loro sapore mi ricordava quello di
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eva caldo nelle vene e il vento sbr
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scerei anche oggi tra mille altri a
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XVI Avvolgevo i boccoli di Giulia t
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sta. La proposta di andare avanti e
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La finestra di Giulia incorniciata
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tessi, scriverei una canzone per te
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poi però lui mi abbracciava la sch
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“Ci verrò in Italia per te un gi
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Andavo errando, cercando la mia cas
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XVII Jam dormiva sempre più spesso
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Quando si stancava di raccontare de
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C’è un lato dell’amore come la
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XVIII Jam rimbalzava il pallone con
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che un Luca qualunque torni, bensì
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l’accarezzavano, che le rubavano
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nella maniacale attenzione alla bel
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Dopo qualche vano tentativo di rima
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vamo nelle orecchie, ma forse non s
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