E domani - Anna Lussignoli

Da ragazzina era tutto diverso. La mia pelle giovane si accartocciava
nelle espressioni di delusione quando chiusa in camera mia ascoltavo
Came as you are e mi dilaniavo al pensiero che il compagno di banco
per cui avevo una cotta non mi si filava per nulla, oppure mi si filava,
ma solo quando gli andava.
Affondavo il viso nel cuscino, ascoltavo la musica e mi disperavo. La
mia disperazione incontrollata era sincera, giovane e illusa. Ma ci si
disillude pian piano. Ogni pianto in più è un pianto in meno. Ogni
colpo al cuore in più è uno scudo più resistente che ci si costruisce.
Alcuni potrebbero dire che è un normale percorso. La giusta evoluzione
che attende tutti è quella di accettare che le cose accadano
senza rimanerne sviliti, senza diventare un caso patologico davanti
ad un sentimento infranto.
La mia reazione, quindi, era corretta per innumerevoli ragioni, per il
mio passato e per la mia età.
A trent’anni si suppone tu sappia spiegare perché le cose vadano in
un certo modo e che tu agisca compiendo solo azioni con senso.
A trent’anni non t’importa più di un altro cuore rotto. Forse. Eppure.
Eppure ...Eppure a trent’anni potresti ancora avere voglia di fare la
zingara. Di legarti, ma non troppo. A trent’anni le oasi nel deserto
sono sempre più rare, ma ti capita, qualche volta, di non parlare, di
prendere uno strappo di carta e scrivere. In quei momenti vedi le
voci e senti i silenzi del mondo.
Qualche volta a trent’anni ti va ancora di andare lontano, ma anche
tornare per annusare la torta di mele che solo tua madre sa fare e ti
ritrovi a pensare nel parco di fronte casa tua.
Qualche volta ti capita di nuovo di giocare con la vita illudendoti di
avere tutto il tempo del mondo, poi invece ascolti il vento che passa.
E senti che la vita passa in fretta, ma c’è ancora un domani. Il vento
continua a soffiare e tu gli chiedi incuriosita cosa ti riserva per il fu-
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