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E domani - Anna Lussignoli

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Dopo qualche vano tentativo di rimanere composti nel locale capimmo<br />

che era meglio uscire perché c’erano troppe lingue che s’infilavano<br />

nelle orecchie l’un l’altro per non farci sbattere fuori di lì a breve.<br />

Preferimmo uscire.<br />

Comprai un cestino di ciliege e cominciai a parlare di vacanze: di<br />

quelle che avrei voluto fare e di quelle che già mi avevano vissuta.<br />

Parlavo dell’India e della Tailandia e mi figuravo su qualche spiaggia<br />

esotica e caraibica. Paolo mi spostò la testa indietro quasi spezzandomi<br />

il collo e dissi:<br />

“Sono triste”.<br />

Stefano mi strinse il polso, come un campanello d’allarme ribattè:<br />

“Chi, tu? Triste? Come fai ad essere triste tu che parli di viaggi e<br />

mangi ciliege?”<br />

Rimasi male di quella risposta e non avevo argomenti per controbattere,<br />

a parte proporre il mio viso in una versione distaccata ed<br />

artistica come una maschera fantasma, così mi limitai a sedermi sui<br />

primi gradini di una scalinata lunghissima.<br />

Si erano fatte le due di notte e noi ancora vagabondavamo per le<br />

strade di Roma con i riflessi rallentati dall’alcool e l’incertezza su<br />

come continuare la serata. Forse i dubbi però erano solo miei. Sono<br />

sempre stata un po’ ingenua su certe cose. Senza malizia.<br />

Paolo propose di fare una partita a carte nella discoteca più in voga<br />

della capitale: casa sua. Qualche breve consultazione e fummo lì a<br />

giocare. Sedevamo a gambe incrociate sul grande letto in camera di<br />

Paolo. Tra Giulia e Stefano era scattato il feeling, mentre tra me e<br />

Paolo c’era stata una relazione l’estate precedente, prima di quella<br />

notte, e quindi macinavamo un certo imbarazzo, o forse, ero ancora<br />

una volta solo io a provarlo.<br />

Non so come, ma mi trovai a perdere la partita a carte e la penalità fu<br />

quella di togliermi la maglietta.<br />

Poi accadde qualcosa di diverso. Non stavamo più giocando e mi ritrovai<br />

a sussurrare nell’orecchio di Giulia: “Che dici, lo facciamo?”<br />

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