E domani - Anna Lussignoli

che gridava “sì”, che gridava al mondo la fine della sua incompletezza
e l’inizio del suo senso. E ho pensato: “If you were here.. under my
skin”. Se solo tu fossi qui… sotto la mia pelle. Jam.
Ho immaginato una pianta grassa di quelle che crescono nel deserto.
L’ho immaginata piena di spine per difendersi tra le dune buie. L’ho
immaginata in solitudine a lottare contro il caldo e il secco calore
dell’Africa. E poi ho immaginato anche un’altra cosa: un fiore giallo
che si fa largo tra le sue spine. Un fiore soltanto che si fa spazio tra
il clima inclemente e le spine rovinose. Un fiore timido che con coraggio
spunta e regala a chiunque lo veda un punto di prati erbosi a
Maggio. E ho immaginato che è uno soltanto, ma che c’è.
Chissà se anche Jam era uno di quelli che sentono dentro quel fiore.
E mentre camminavo ancora lungo Venice Beach una ragazza con
una chitarra cantava un suono melodico e il ritornello faceva così:
“Ma si lasciamo stare dai
lasciami stare dai che tanto
quel qualche cosa lì in fondo
non è poi così interessante
e non era nemmeno così importante”.
La musica scivolava da una strofa ad un’altra e si sentiva che quella
canzone era dentro di lei, nel suo profondo, in fondo alla sua anima.
Ancora cantava:
“Un amore finisce un altro ne inizia
un viaggio che termina è solo un viaggio che inizia
una copia un ricordo una corsa una storia
rincorsa accesa e poi spenta
t’invidio lo sai per il modo di fare che hai”.
Mi voltai verso le case vicino al mare, una ragazza bionda era in cima
195