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E domani - Anna Lussignoli

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XVII<br />

Jam dormiva sempre più spesso insieme a me e questo faceva scattare<br />

uno strano meccanismo nella mia mente. Ogni notte passata insieme<br />

mi faceva sentire meno spezzata dentro e immaginavo di avere trovato<br />

la mia casa, dopo averla persa nel rifiuto di una vita che non mi<br />

rispecchiava, una vita che uccideva la creatività e che m’incanalava in<br />

un percorso già segnato. Ero però disorientata. Mi ero trovata in un<br />

mondo fuori dal mondo e Jam raccoglieva involontariamente i pezzi<br />

facendomi sentire a casa.<br />

Quando dormivamo insieme - ormai praticamente ogni sera - lui<br />

appoggiava lento il suo piacere vicino al mio e come su una culla<br />

magica diventavamo sognatori di una vita che non si intaccava al<br />

mattino quando la sbronza è finita. Sognavamo insieme e parlavamo<br />

di tatuaggi, di libri, di locali e poi della sua terra e della mia. Mi stavo<br />

affezionando e non lo avevo cercato. Per la prima volta forse non mi<br />

ero fissata a trovare un ideale di uomo inesistente che andasse bene ai<br />

miei amici, ai miei genitori, ai miei colleghi, ma non a me. Non avevo<br />

trovato un uomo con cui dovevo fingere, bastava fossi me stessa e<br />

questo creava le fondamenta del palazzo della nostra vita insieme.<br />

Il sabato notte tornavamo tardi. Io spesso lavoravo al caffè e lui gestiva<br />

un ristorante di specialità turche a Downtown.<br />

Con i capelli inumiditi ancora dal sudore inforcavo la bicicletta o<br />

i Rollerblade e scheggiavo da lui. Era un uomo incantevole con il<br />

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