E domani - Anna Lussignoli

Non ero la sua ragazza, ma lui mi cercava sempre al momento giusto,
condivideva con me il sorgere del sole sempre nei giorni in cui ne
avevo bisogno e mi sentivo la sua donna.
Un venerdì l’avevo incrociato per caso davanti al cinema Fox, quando
mi aveva vista mi aveva baciato la fronte... una piccola cosa, ma
sentivo che gli volevo bene, che ci volevamo bene.
Ci godevamo ogni istante come se fosse un miracolo irripetibile, attraverso
i continenti, le città, le culture ed i linguaggi.
In realtà, invece, Jam ed io eravamo molto diversi l’uno dall’altro.
Lui era cresciuto con l’idea fissa dell’obbedienza, dell’umiltà e della
remissione. Suo padre gli aveva insegnato che ci sarebbe sempre stato
qualcuno pronto ad impartire ordini, che esisteva sempre un capo
da odiare e a cui imputare tutte le ingiustizie della vita.
Io ero stata allevata a pane e libertà. Sentivo di poter fare qualsiasi
cosa, potevo cambiare ciò che non mi andava e potevo vivere la vita
come volevo, anche se prima di L.A. non l’avevo messo in pratica.
Potevo amare chi volevo e prendere il sole a S. Monica a Settembre
perché mi era stato detto che non dovevo temere di farlo.
Nei nostri sguardi estatici Los Angeles si rifletteva in modi del tutto
diversi. Io vivevo una pagina di crescita interiore, lui scopriva la sua
umanità, l’individualità e le sue possibilità.
Forse proprio queste possibilità non mi erano del tutto chiare quando
lasciavo che le sue ginocchia si volgessero verso le mie in autobus.
Forse queste possibilità che lui non conosceva ed aveva diritto di
esplorare io non le vedevo pienamente.
Jam era un uomo cresciuto nella cieca obbedienza, figlio di un padre
bigotto che non avrebbe mai accettato una relazione con un’italiana
cattolica. Jam poteva vivere negli States. Poteva dividere l’insalata
con me, ma il laidume del passato compromette sempre in
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