E domani - Anna Lussignoli

vetro per scendere al piano terra ed uscire dal museo. Io avevo
paura e non volevo salirci perché temevo la sensazione di cadere,
poi Giulia fece:
“Che vuoi, siamo a Madrid e non ce lo facciamo questo giro
sull’ascensore?”
Mi tese la mano e salii. Alla fine ci salimmo e scendemmo tre volte
per continuare a provare quella sensazione che faceva male e bene
insieme, come la maggior parte delle cose belle. Quella sensazione
di vertigine quando scendi di colpo da un punto molto alto. Quella
sensazione, quell’attimo, eravamo Jam ed io.
“Jam, posso chiederti una cosa? Perché hai tante foto in casa tua?
Perché riempi la casa di immagini? Di baci con donne che non sono
io? Perché hai la foto di Zuzu ancora vicino al letto? Perché tutto
questo non si può cancellare? E cosa significa la cornice vuota vicino
all’ingresso?”
Jam appoggiò il gomito sul ginocchio:
“Miriam, come faccio a cancellare chi sono? Come faccio a togliere
le foto di Zuzu o di Annie? Sono state con me ed io le ho amate.
Sono felice di averle incontrate perché ognuna di loro era la donna
della mia vita. Ognuna di loro mi ha avuto e un po’ mi ha ancora.
Non ti arrabbiare”.
“Certo che devi avere proprio un grande cuore!”
La mia gelosia rassicurava e ammorbidiva Jam, mentre il male dagli
occhi verdi non abbandonava me.
“E la cornice vuota con lo sfondo bianco?”
“Quella la tengo per quello che sarò. Dato che mi piace tenere tutto
sotto controllo, mi incollo addosso il passato, ma lascio spazio per
quello che ancora deve succedere. Magari in quella cornice metterò
noi due sullo sfondo di Milano”.
“Ci verrai in Italia con me un giorno?”
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