E domani - Anna Lussignoli

IV
In coda al supermercato per comprare gli ultimi pezzi d’Italia mi
chiedevo se mi sarebbe servito realmente il detersivo per il bucato,
in fondo andavo in America non in Sud Africa. “Comunque non si sa
mai che chiudano tutti i negozi e non funzioni più nessuna laundry,
meglio essere previdenti”. Pensavo.
Laundry era una di quelle parole che mi ero occupata di cercare sul
vocabolario insieme a job, meals e private room. Infatti la prima cosa
che avrei dovuto fare una volta arrivata sarebbe proprio stata quella
di cercare un lavoro, nonché soddisfare i bisogni biologici maslowniani.
Non preoccupatissima, anzi divertita al pensiero della mia goffaggine
di immigrata m’immaginavo già là.
Gli stranieri hanno sempre qualcosa di cui le persone “inserite” diffidano.
Vengono attribuiti loro particolari ridicoli come il cattivo odore,
la pelle ruvida, la scarsa propensione alla pulizia. Perché spesso
non si riesce a vederli per niente altro che “diversi”. Non è concepibile
che siano donne o uomini, madri, figli come noi. Si vede una
diversità che non esiste e quella diversità diventa più importante di
un sorriso, rivolto in modo gentile verso di noi da qualcuno che altro
non vuole se non essere educato.
Davanti a me si fletteva leggermente un omino nel tentativo di riordinare
tutta la sua spesa da single: peperoni, insalata, yogurt magri,
il tutto in rigorosa porzione monodose per finire con un bottiglione
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