E domani - Anna Lussignoli

I primi giorni furono terribili perché mi assalì il senso di malinconia.
Lo stomaco mangiato dalla sensazione di vuoto e paura di aver
sbagliato tutto. La tentazione di tornare indietro, di seguire la via
più facile, di accasarmi di nuovo con i miei affetti consolidati era
immensa. Poi cominciai la fase di adattamento al diverso e imparai
a familiarizzare con i negozietti di Venice Beach, con i grandi centri
commerciali e perfino con i Rollerblade vicino la spiaggia. Capii anche
che in fondo il mondo non era poi così grande. Realizzai che con
un aereo al massimo in 24 ore potevo tornare alla mia vita di prima.
Potevo tornare a scuola. Potevo tornare a guardare la foto di Mattia e
sentirlo ancora come la mia unica possibilità di essere felice. Oppure
potevo restare, potevo provarci. Potevo, dovevo solo volerlo. E lo
volevo davvero.
Così cominciò tutto.
Il fuso orario mi stava mi stava sfasando completamente il bioritmo.
Erano le sei del mattino, ma avevo voglia di una pizza margherita
fatta da Pasquale nel vicolo sotto casa mia in Italia.
Inoltre mi sentivo estraniata dal mondo, come se ci fosse una sorta
di vetro che separava me da tutto il resto, le orecchie erano tappate e
l’udito mi aveva abbandonata.
Decisi che dovevo alzarmi, anche se era decisamente presto. Feci una
scoperta interessante. L.A. era completamente sveglia alle 7 del mattino.
Le ragazze universitarie ed i business men facevano jogging vicino
all’oceano Pacifico, mentre gli uccelli osservavano attentamente
l’acqua in cerca di una preda mattutina. C’era fresco e tutto pareva
incredibilmente calmo.
Primo problema: trovarmi un lavoro, anche un lavoretto, tanto per
cercare di sbarcare il lunario all’inizio.
Con il mio inglese arrugginito tentai la fortuna. Dopo alcuni tentativi
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