E domani - Anna Lussignoli

Giulia cercava un rifugio accessibile alla vertigine delle mie parole:
“E gli uomini? Magari hai qualche teoria anche su loro”.
La geometria dell’universo maschile era diversa, forse più semplice:
“Gli uomini dicono quello che pensano, fanno quello che sentono.
Un uomo che non ti chiama per sei mesi è un uomo che in quei sei
mesi non ti ha pensata o l’ha fatto pochissimo e quando finalmente
ha preso il telefono probabilmente è perché gli sei venuta in mente
mezz’ora prima. È tutto semplice. Ma gli uomini sono diversi anche
per altre ragioni: si abituano molto presto alla solitudine che segue
la voglia di sesso”.
Giulia prese lo smalto per le unghie e smise di ascoltarmi, credeva
nelle verità romantiche contro ogni realtà effettiva, contro ogni fatto
evidente. Ripudiava le subdole forme di felicità fasulla e preferiva,
preferivamo appenderci ai fili di feste solitarie. Ci mettevamo in cerchio
e roteavamo, roteavamo contro l’insofferenza, l’indifferenza,
contro i tradimenti. A volte contro l’evidenza. Passavamo di illusione
in illusione costruendo miraggi di luce, confusi raggi di vita. Ad ogni
giro eravamo un po’ più in là, un po’ più in movimento, un po’ più
lontane, un po’ più ferme.
Fanciulle gravide di luoghi inesistenti.
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