E domani - Anna Lussignoli

qualche modo il futuro.
Fu per questo che una sera, quando trovai la porta del suo appartamento
socchiusa, la spinsi con il timore di vedere quello che albergava
i miei incubi e che in fondo ogni amante teme. Per Jam amore e
fedeltà erano due concetti distinti.
Dietro la porta lei sul letto teneva una gamba alzata e volgeva le pagine
di una rivista. Vedendomi si stupì, ma meno di quanto si possa
immaginare.
“Chi sei?”
Indietreggiai di qualche passo al suono dell’accento turco, contraddistinto
da uno strano modo di mangiare la lettera “W”, e alla visione
degli occhi neri che non mi lasciavano speranze mi cedette un
poco la gamba sinistra.
Si spezzava la mia visione onirica e beata. Tutta la lirica del mio amore
sfumava e cadeva a picco in fondo al mare di S. Monica. Non
restava nulla davanti ai jeans attillati di lei.
“Io sono Miriam…”
Attendevo una risposta fatta di spiegazioni, ma non arrivò.
Lei si tirò un po’ su, mi sorrise. “Sei amica di Jam?”
Sì, ero amica di Jam.
Sì, ero stata amica di Jam.
Sì, avevo camminato per la Melrose Ave ed ero entrata a provarmi i
vestiti vintage uscendo ogni tre minuti per chiedere a Jam se calzavano
alla mia anima inquieta.
Sì, ero stata amica di Jam quando mi dimenticavo i libri che tentavo
di tradurre su quello stesso letto su cui ora quegli occhi anneriti si
sgranavano alla mia vista.
“Sì, sono amica di Jam”.
“Devo dirgli che sei stata qui?”
Volevo dapprima strapparle tutti i capelli e impedirle di vivere ancora,
impedirle di essere turca, impedirle di portarmi via il senso
della vita. Volevo contorcerle la faccia, sfigurarla, ucciderla. Volevo
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