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E domani - Anna Lussignoli

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VIII<br />

L’autobus di ritorno finalmente fece la mia fermata ed io abbandonai<br />

i frammenti di me. Mi rifugiai a casa. Quella notte piansi. Un pianto<br />

dirotto, di quelli provocati dal vuoto e dall’impotenza di gestire le<br />

cose, ma anche un pianto liberatorio.<br />

Mentre mi giravo e rigiravo nel letto ero assolutamente incapace di<br />

prendere sonno e mi ponevo domande sul fatto che forse potevo<br />

anche smettere di credere nell’amore, così come potevo smettere di<br />

credere che quel viaggio significasse una vita diversa per me. Si dice<br />

che nella vita esista un percorso, ma forse non tutte le persone hanno<br />

un percorso. Io l’avevo? Allora ricordai un discorso che Giulia fece<br />

quando avevamo circa 25 anni. Mi ricordai ogni particolare di quel<br />

singolare incontro che tenemmo sull’amore.<br />

Era fine settembre. Una sera leggera, ma già fresca. Il lago d’Iseo<br />

appariva blu scuro, blu come la notte mia e di Giulia. Un po’ temevamo<br />

gli abissi tenebrosi dell’acqua. Cosa sarebbe successo se fossimo<br />

cadute accidentalmente nella bocca del lago? Forse l’oscurità avrebbe<br />

inghiottito i nostri caratteri ed i tratti somatici. Forse la paura si<br />

sarebbe sostituita alla semplice assenza delle nostre anime.<br />

Giulia ed io passeggiavamo vicine, anche se alcune volte rincorrevamo<br />

a turno i piccioni solitari vicino al pontile.<br />

Iseo è un paesino che trasuda provincialità, nemmeno il turismo esti-<br />

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