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E domani - Anna Lussignoli

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loro sapore mi ricordava quello di Marta.<br />

Marta era una dipendente della Metal Spa. Era adibita al reparto<br />

saldatura dove svolgeva la mansione di operaia addetta alla macchina<br />

saldatrice. Il suo lavoro consisteva, stando in piedi, nel prendere<br />

i pezzi da lavorare, unirli, inserirli nella macchina saldatrice, dare<br />

l’impulso di avvio, aspettare che il pezzo venisse saldato e ripetere lo<br />

stesso movimento.<br />

La ripetizione del movimento non la salvava della sua pregiudizievole<br />

posizione e seppur Tolstoj sostenga che “La posizione che occupiamo<br />

non è tanto importante quanto la direzione verso la quale<br />

ci muoviamo”, la direzione verso cui si muoveva Marta era quella<br />

di una donna incinta che metteva a repentaglio la salute sua e di<br />

suo figlio vicino alla pressa. Marta non poteva ricoprire alcun ruolo<br />

di carattere amministrativo per mancanza di competenze tecniche<br />

e quindi la gioia del perpetuarsi in un’altra vita si era sostituita ben<br />

presto alle preoccupazioni reali per il futuro di suo figlio. Il suo era<br />

un lavoro ripetitivo, fisicamente faticoso e poco retribuito. Quando<br />

il bambino nacque Marta si spense. Il mondo per lei si fece ostile e<br />

come una perturbazione siberiana fuori stagione l’affitto e le bollette<br />

si fecero sentire.<br />

Marta fu debole e fuggì. Non era una donna libera e non poteva<br />

sopportarlo. Doveva continuamente chiedere “per favore” e prestiti<br />

agli istituti di credito. Marta non si era potuta costruire alcuna posizione<br />

sociale a causa delle sue umili origini e quella stessa povertà<br />

le era penetrata nelle venature viola della pelle; così a 36 anni aveva<br />

perso la gioia di vivere e si era seduta su una panchina nella stazione<br />

di Milano. Non se ne era mai più andata. “Aspetto il mio treno” mi<br />

diceva quando la vedevo. Lei non mi riconosceva. Eravamo amiche<br />

un tempo, ma io appartenevo solo alla moltitudine di maschere senza<br />

valore che provavano a darle l’elemosina ormai.<br />

Mi stupii quando, affievolita dalla pietà mi era venuta voglia di darle<br />

un euro. Mi fissò, abbozzò un sorriso, scosse il capo e mi rimise la<br />

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