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E domani - Anna Lussignoli

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dovremmo stare via? Per sempre?”<br />

Lei appoggiò dolcemente il mento sul tavolo e sorrise divertita:<br />

“Non esiste il per sempre e possiamo tornare tra un mese, tra un<br />

anno, comunque prima di per sempre”.<br />

C’era anche il problema del mio inglese per nulla fluente, della mia<br />

scarsa abilità di adattamento, della mia incapacità di arrangiarmi da<br />

sola.<br />

Cos’era però questo rispetto a posti che ancora non conoscevo, a<br />

persone che non credevano disegnata la mia presenza nella loro vita<br />

? Come l’impeto di un uragano, la mia voce disse:<br />

“Quando?”<br />

Mi stupii di averlo detto, non era da me. Persona piuttosto banale<br />

che leggeva le sue verità nei libri stampati, che cercava le risposte in<br />

una canzone degli Smith. Non mi distinguevo di certo grazie al mio<br />

aspetto ordinario, né avevo mai fatto nulla per modificarmi, forse<br />

perché le scomodità delle belle non mi calzavano. Tacchi alti e seduzione<br />

mi avrebbero reso solo più goffa di quanto già non fossi.<br />

Allora, però, le cose sarebbero potute cambiare. La mediocrità della<br />

mia vita avrebbe potuto abbandonarmi e con lei anche le insicurezze<br />

legate alla voce tremante e alle gambe imperfette. Le mie gambe certo<br />

non “parlavano quando si muovevano” 1 .<br />

Giulia non aveva bisogno di viaggi e avventure. Lei era capace di risolvere<br />

tutto tra le quattro mura della sua casa. Sapeva chi chiamare,<br />

chi l’avrebbe portata fuori a cena, quale libro leggere e abbandonare<br />

sul letto, quale incisione tatuarsi sul cuore e quale sfregio dimenticare<br />

e superare. Ma io… Io avevo un cellulare che s’illuminava raramente,<br />

su due mani al massimo stavano quelli che avevano il mio<br />

numero e una mano era occupata dalla mia famiglia. Il venerdì sera<br />

lo passavo quasi sempre davanti al televisore e il sabato non era altro<br />

che un giorno qualunque. Io sì che dovevo andare.<br />

“Quando partiamo?”<br />

1 Kundera: “amori ridicoli”.<br />

20

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