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E domani - Anna Lussignoli

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piaceva. Mi dava la sensazione di uomo. Un uomo su cui indagavo.<br />

Ogni cenno riguardo la sua vita costituiva per me tesoro prezioso.<br />

Scoprii che aveva avuto una donna. Per molti anni: sette o forse otto,<br />

aveva condiviso il letto con una mussulmana come lui. Qualcuno<br />

mormorava che fosse una danzatrice del ventre straordinaria dai<br />

lunghi capelli corvini. Da quando avevo percepito questi margini di<br />

vita la mia fantasia produceva immagini definite: lei che gli rubava il<br />

cuscino a letto, per nascondere l’umido degli occhi innamorati.<br />

Lei lo aveva amato? Lo guardava come lo guardavo io in quel momento?<br />

Concepiva la quiddità di lui? L’essenza su cui io non sostavo<br />

un attimo d’interrogarmi?<br />

La cosa di cui avevo più paura al mondo era l’idea d’invecchiare con<br />

un uomo dall’alito pesante che non amavo. Temevo la fine dell’amore,<br />

eppure gradivo sospendere le relazioni, soprattutto dopo Mattia.<br />

Inutile trascinare speranze vuote. Era un po’ come il mio desiderio<br />

di diventare scrittrice. Coltivavo il sogno di un destino di successo<br />

alternativo, ma non potevo creare su carta nulla di simile all’emozione<br />

della vita e preferivo lasciar perdere.<br />

Questa era la mia tragedia. Il mio ostacolo.<br />

M’innamoravo e scrivevo continuamente, ma era come se le due<br />

situazioni fossero parallele e non s’incontrassero mai, come se una<br />

lebbra insensata m’impedisse di tenere in mano la penna quando volevo<br />

tatuare la carta con le riflessioni amorose. L’amore non l’avevo<br />

mai saputo scrivere. Non trovavo il filo conduttore degli eventi. Non<br />

sapevo scrivere, ma… sapevo amare?<br />

Non sapevo frammentare il cielo, le stelle ed il vento di una notte di<br />

mezza estate sul pontile di un lago dolce a Brescia, né avevo le doti<br />

per narrare l’incontro tra due mani a Los Angeles. Però l’incontro di<br />

queste mani, anche se non lo sapevo raccontare, stava succedendo<br />

nella realtà. La musica nel bar si era fatta soffusa e ormai eravamo<br />

all’interno della caffetteria forse in cinque persone.<br />

Una canzone di cui non conoscevo le parole, ma il cui ritmo ricono-<br />

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