Contratto e impresa - Cedam

SAGGI 733
bile interesse del mercato ad una corretta ed esaustiva informazione sugli assetti
proprietari della BPAV » ( 72 ) nonché del primario interesse alla « sana e
prudente » gestione dei soggetti vigilati, allineando l’operazione agli standard
regolamentari richiesti dalla legge ( 73).
Sennonché – e il discorso si estende sostanzialmente anche alle delibere
Consob n. 15115 e 15116 del 2005, ancorché dalla diversa ipotesi di interposizione
nell’acquisto di azioni ordinarie, cui attiene la seconda, derivi
(sarebbe derivato) anche l’obbligo di (ri)determinare il (nuovo) prezzo
dell’O.P.A. obbligatoria – dai fatti accertati conseguono, di regola, anche
altre (due) sanzioni, quali il divieto di esercizio del diritto di voto e la nullità
del patto, la cui rilevanza e il cui rapporto è interessante misurare nel
caso di specie, tenendo conto in particolare che i fatti che qui rilevano accadono
fra l’Assemblea ordinaria della BPAV del 30 aprile 2005, in cui venivano
nominati da una maggioranza fedele ai « concertisti » gli amministratori
della società, e una seconda Assemblea ordinaria convocata per il
25 luglio 2005.
Com’è noto, la prima delibera era stata impugnata da ABN-Amro, che
aveva altresì ottenuto dal Presidente del Tribunale di Padova la nomina
di un Curatore speciale (art. 78 ss. c.p.c.) della BPAV, – sul presupposto
del conflitto d’interessi, in quel giudizio, fra società e suo legale rappresentante
– ( 74) ponendo l’ulteriore problema della legittimità della
stessa.
Anche al fine di chiarire meglio i termini del problema, e tenuto conto
che esso assume connotazioni diverse a seconda della situazione di fatto
esistente nel momento in cui viene applicata la sanzione ( 75 ), occorre
valutare allora il rapporto tra divieto d’esercizio del diritto di voto e nullità
del patto.
( 72 ) Così, letteralmente, nella motivazione delle delibere Consob n. 15029, 11115 e 11116
del 2005, cit.
( 73 ) In tal senso, ha osservato il Governatore della Banca d’Italia nella relazione al CI-
CR del 26 agosto 2005, che « l’O.P.A. obbligatoria è prevista dalla legge come rimedio ex post
a favore degli azionisti di minoranza (. . .) ».
( 74 ) Cfr. Presidente del Tribunale di Padova, cit., p. 1260 ss.
( 75 ) Così per le delibere Consob n. 15115 e n. 15116, intervenute nell’imminenza di
un’Assemblea ordinaria della BPAV, nei cui confronti erano in corso di svolgimento due
offerte pubbliche di acquisto (e scambio) totalitarie concorrenti. Al riguardo, ma con riferimento
a una diversa ipotesi, si può ricordare che la nuova disciplina non riproduce l’art. 7,
comma 2°, l. n. 149 del 1992, che vietava all’offerente, a pena di nullità, di stipulare o modificare,
durante la pendenza dell’offerta pubblica di vendita, accordi relativi all’esercizio del
proprio diritto di voto, oltre a imporre, sempre a pena di nullità, di rendere noti gli accordi
già esistenti: una norma che non è stata riprodotta, suscitando condivisibili perplessità.