Contratto e impresa - Cedam

860 CONTRATTO E IMPRESA
2. – L’istituto in commento non ha grande applicazione pratica, « sebbene
non si possa dimenticare che, proprio in questi ultimi anni, non pochi
delitti sono stati commessi nella speranza di ricevere un’eredità » ( 14 ).
Al modesto riscontro giurisprudenziale fa da contraltare un intenso
dibattito dottrinale, concentratosi in particolare sulla natura giuridica dell’indegnità,
dalla quale discendono conseguenze determinanti in punto di
disciplina.
Il codice civile vigente, in conformità al codice del 1865, ha preveduto
l’indegnità, ma ha evitato di disciplinare la diseredazione ( 15). Inoltre, que-
( 14 ) Bonilini, ult. op. cit., p. 294.
( 15 ) Presso i Romani, la diseredazione aveva carattere di pena di fonte privata, e si risolveva
nel potere del pater familias, dapprima illimitato e in seguito ridotto da Giustiniano,
con la novella 115, a casi determinati, di escludere dalla successione i propri eredi necessari.
Oggi, nonostante il nostro c.c. (così come quello abrogato e come il codice francese)
non ne faccia menzione alcuna, ne è discussa l’ammissibilità, rimanendo pacifico che, in
caso affermativo, non sarebbe mai possibile intaccare i diritti dei legittimari (cfr. D. Russo,
La diseredazione, Torino, 1998, p. 196 ss.). Il senso attuale della diseredazione sarebbe pertanto
l’esclusione dalla successione legittima di parenti non legittimari. Si tratta, in concreto,
di capire se l’autonomia testamentaria possa esprimersi anche mediante disposizioni negative,
in ossequio al fondamentale principio di cui all’art. 1322 c.c.; e si richiamano, a conferma
della soluzione positiva, anche altre norme codicistiche che ampliano il contenuto
del testamento descritto dall’art. 587 c.c., quali gli artt. 733, 647, 752, 737, ecc.
In senso affermativo, in dottrina: D. Russo, op. cit., passim; Santoro Passarelli, Vocazione
legale e vocazione testamentaria, in Riv. dir. civ., 1942, p. 200; G. Azzariti, Le successioni
e le donazioni, Padova, 1990, p. 39 s., nota 78; Id., Diseredazione ed esclusione di eredi,
in Riv. trim. dir. proc. civ., 1968, p. 1200; Trabucchi, Esclusione testamentaria degli eredi
e diritto di rappresentazione, in Giur. it., 1955, I, 2, c. 279; Id., L’autonomia testamentaria e le
disposizioni negative, in Riv. dir. civ., 1970, p. 42 ss.; Bandiera, Sulla validità della diseredazione,
in Riv. giur. sarda, 1991, p. 402; Corona, La c.d. diseredazione: riflessioni sulla disposizione
testamentaria di esclusione, in Riv. not., 1992, p. 505; Bonilini, Il testamento. Lineamenti,
Padova, 1995, p. 18 s.; Ondei, Le disposizioni testamentarie negative, in Foro pad.,
1977, c. 302; Schlesinger, voce Successioni (Diritto civile). Parte generale, in Noviss. Dig. it.,
XVIII, Torino, 1971, p. 755; e, soprattutto, Bin, La diseredazione – Contributo allo studio del
contenuto del testamento, Torino, 1966, p. 203 ss.
In giurisprudenza la tesi è stata accolta da alcune corti di merito: App. Firenze, 9 settembre
1954, in Foro pad., 1955, I, c. 48; App. Napoli, 21 maggio 1961, in Temi nap., 1962, I,
p. 939; Trib. Parma, 3 maggio 1977, in Foro pad., 1977, I, c. 150 e c. 302, con nota di Ondei,
cit.; Trib. Nuoro, 15 settembre 1989, in Riv. giur. sarda, 1991, p. 389, con nota di Bandiera,
cit., che, dopo aver ammesso la validità di una disposizione testamentaria che si risolva in
una dichiarazione puramente negativa di esclusione dalla successione di taluni eredi legittimi,
ha aggiunto che « nell’ipotesi in cui la disposizione testamentaria di esclusione dalla
successione di tali eredi legittimi esaurisca l’intero contenuto del testamento, si apre la successione
legittima in favore dei non diseredati ».
Ma proprio sull’art. 587 c.c. si basa la teoria negativa, seguita dalla Cassazione e dalla