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Untitled - La politica, piu di ogni altro settore della societa...

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controllare come stava il figlio, Sta bene, signor Giuseppe, non si preoccupi, è un<br />

bimbo che non dà nessun daffare, un pacioccone pacifico, mangia e dorme, come se<br />

non fosse appena scampato per miracolo a una morte orribile, pensate, finire per<br />

mano <strong>di</strong> quello stesso padre che gli ha dato l’esistenza, sì, lo sappiamo, è il destino da<br />

cui non ci si libera, ma ci sono mo<strong>di</strong> e mo<strong>di</strong>. Terrorizzato che il sogno si ripetesse,<br />

Giuseppe non tornò alla sua stuoia, si avvolse in una coperta e si sedette all’ingresso<br />

<strong>della</strong> grotta, al riparo <strong>di</strong> uno spuntone roccioso che formava una specie <strong>di</strong> tettoia<br />

naturale, mentre la luna proiettava sull’imboccatura un’ombra scurissima che la fioca<br />

luce del lume, dentro, non sfiorava neppure. Perfino Erode, se per caso fosse passato,<br />

sulle spalle degli schiavi, circondato dalle sue legioni <strong>di</strong> barbari assetati <strong>di</strong> sangue,<br />

avrebbe detto, tranquillamente, Non vi scomodate a frugare, proseguite, lì ci sono<br />

solo sassi e ombra, noi cerchiamo carne fresca e viva, appena nata. Giuseppe<br />

rabbrividì, pensando al sogno, si domandò che senso potesse avere, se per la verità,<br />

una verità lampante davanti agli occhi dei cieli che tutto vedono, lui si era precipitato,<br />

correndo come un pazzo, per quelle strade, una via dolorosa che solo lui sapeva<br />

quanto, scavalcando rocce e mura, e da buon padre era accorso in <strong>di</strong>fesa del figlio,<br />

mentre il sogno lo raffigurava sotto le spoglie e con la furia <strong>di</strong> un carnefice, è proprio<br />

vero, come <strong>di</strong>ce il proverbio, che nei s<strong>ogni</strong> non c’è certezza, È opera del Demonio,<br />

pensò, e fece uno scongiuro. Come proveniente dalla gola <strong>di</strong> un uccello invisibile, si<br />

udì un fischio nell’aria, avrebbe potuto essere anche il segnale <strong>di</strong> un pastore, ma non<br />

a quell’ora, quando il bestiame sta dormendo e solo i cani vegliano. Però la notte,<br />

tranquilla e <strong>di</strong>stante, estranea agli esseri e alle cose, con quella suprema in<strong>di</strong>fferenza<br />

che immaginiamo all’universo, o quell’altra, assoluta, l’in<strong>di</strong>fferenza del vuoto che<br />

rimarrà, ammesso che il vuoto possa essere qualcosa, quando il fine ultimo <strong>di</strong> tutto si<br />

sarà com<strong>piu</strong>to, la notte, <strong>di</strong>cevamo, ignorava il significato e l’or<strong>di</strong>ne plausibile che<br />

sembrano governare questo mondo nei momenti in cui cre<strong>di</strong>amo ancora che esso sia<br />

stato creato per accoglierci, noi e la nostra follia. Nel ricordo <strong>di</strong> Giuseppe, a poco a<br />

poco il terribile sogno <strong>di</strong>ventava irreale, assurdo, smentito da questa notte e da<br />

questo chiaro <strong>di</strong> luna, sconfessato da quel bimbo addormentato nella mangiatoia,<br />

ma, soprattutto, negato da quell’uomo sveglio, padrone <strong>di</strong> se stesso e, per quanto<br />

possibile, dei propri pensieri, adesso teneri e pacifici, ma comunque in grado <strong>di</strong> creare<br />

un mostro, come la gratitu<strong>di</strong>ne a Dio perché i soldati gli avevano lasciato vivo il figlio<br />

tanto amato, per ignoranza e negligenza, è vero, loro che tanti ne avevano<br />

ammazzati. <strong>La</strong> stessa notte copre Giuseppe il falegname e le madri dei bambini <strong>di</strong><br />

Betlemme, per non parlare dei padri, e neppure <strong>di</strong> Maria, ché qui non c’entrano,<br />

anche se non capiscono i motivi <strong>di</strong> una simile esclusione. Le ore passarono tranquille<br />

e, quando l’alba si annunciò coi primi segni, Giuseppe si alzò, andò a caricare l’asino<br />

e, poco dopo, approfittando dell’ultimo chiarore lunare prima che il cielo si

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