Untitled - La politica, piu di ogni altro settore della societa...
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hanno tirati giù, sono per terra, in attesa, ben pochi hanno una famiglia intorno, il<br />
fatto è che questi ribelli per la maggior parte vengono da lontano, appartengono a un<br />
esercito <strong>di</strong>verso che ha combattuto qui la sua ultima battaglia unita, ormai sono<br />
definitivamente <strong>di</strong>spersi, ciascuno per sé, nell’inesprimibile solitu<strong>di</strong>ne <strong>della</strong> morte.<br />
Gesù non vede il padre, il cuore vorrebbe riempirsi <strong>di</strong> gioia, mentre la ragione <strong>di</strong>ce,<br />
Aspetta, non siamo ancora alla fine, ma ecco davvero la fine, sdraiato per terra c’è il<br />
padre che stavo cercando, quasi non ha sanguinato, solo quelle piaghe sui polsi e sui<br />
pie<strong>di</strong>, sembra che tu stia dormendo, padre mio, invece no, non stai riposando, non<br />
potresti con le gambe così storte, è già un atto <strong>di</strong> grande carità che ti abbiano calato<br />
dalla croce, ma i morti sono talmente tanti che quelle buone anime non hanno avuto<br />
il tempo <strong>di</strong> raddrizzarti le ossa spezzate. Il ragazzino <strong>di</strong> nome Gesù è inginocchiato<br />
accanto al cadavere, piange, vorrebbe toccarlo, ma non osa, arriva però il momento<br />
in cui il dolore è più forte del timore <strong>della</strong> morte, allora abbraccia quel corpo inerte,<br />
Padre mio, padre mio, <strong>di</strong>ce, e un <strong>altro</strong> grido si unisce al suo, Povero Giuseppe, povero<br />
marito mio, è Maria che finalmente è arrivata, esausta, aveva cominciato a piangere<br />
già da lontano perché fin da quell’istante, vedendo il figlio fermarsi, sapeva ciò che<br />
l’aspettava. Il pianto <strong>di</strong> Maria aumenta quando lei si accorge <strong>della</strong> crudele torsione<br />
delle gambe del marito, in realtà dopo morti non si sa che cosa accada dei dolori<br />
provati in vita, soprattutto degli ultimi, può darsi che con la morte finisca veramente<br />
tutto, ma niente ci garantisce che, almeno per qualche ora, una memoria <strong>di</strong><br />
sofferenza non persista in un corpo che noi <strong>di</strong>ciamo morto, e non sarebbe neppure da<br />
escludere che la putrefazione sia l’ultima risorsa che rimane alla materia per liberarsi<br />
definitivamente del dolore. Con una dolcezza, una tenerezza che con il marito vivo<br />
non avrebbe mai osato mostrare, Maria tentò <strong>di</strong> ridurre quelle penose angolature<br />
delle gambe <strong>di</strong> Giuseppe che la tunica, rimasta un po’ sollevata da quando lo avevano<br />
calato dalla croce, lasciava intravedere, conferendogli l’aspetto grottesco <strong>di</strong> un<br />
fantoccio con le articolazioni spezzate. Gesù non toccò il padre, si limitò ad aiutare la<br />
madre ad abbassare la tunica, ma rimasero comunque in vista i magri stinchi del<br />
falegname, forse la parte che, nel corpo umano, ci dà la più penetrante impressione<br />
<strong>di</strong> fragilità. I pie<strong>di</strong>, per la rottura delle tibie, ricadevano lateralmente, mostrando le<br />
ferite sui calcagni, da cui bisognava scacciare <strong>di</strong> continuo le mosche attratte<br />
dall’odore del sangue. I sandali <strong>di</strong> Giuseppe erano lì, accanto al grosso tronco <strong>di</strong> cui<br />
era stato l’ultimo frutto. Consumati, coperti <strong>di</strong> polvere, sarebbero potuti rimanere lì<br />
abbandonati se Gesù non li avesse raccolti, e lo fece soprappensiero, quasi avesse<br />
ricevuto un or<strong>di</strong>ne allungò il braccio, Maria non si accorse neppure del movimento, e<br />
se li legò alla cintura, e forse è nata così quella che oggi è l’ere<strong>di</strong>tà simbolica più<br />
perfetta dei primogeniti, ci sono cose, tipo questa, che cominciano in maniera tanto<br />
semplice, ecco perché si <strong>di</strong>ce ancora oggi, Con gli stivali <strong>di</strong> mio padre, anch’io sono