Untitled - La politica, piu di ogni altro settore della societa...
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peripatetico, a passeggiare sotto i capitelli corinzi <strong>di</strong> qualche accademia <strong>piu</strong>ttosto che<br />
in giro con gli asini per le strade <strong>di</strong> Israele, dormendo nei caravanserragli o<br />
raccontando storie a rustici come questi <strong>di</strong> Nazaret.<br />
Fra gli astanti, nella piazza davanti alla sinagoga, c’era Giuseppe, transitava <strong>di</strong> lì<br />
per caso e si fermò ad ascoltare, per la verità, all’inizio non aveva prestato granché<br />
attenzione ai particolari descrittivi del corteo funebre, o forse sì, un po’ gliel’aveva<br />
prestata, ma gli erano sfuggiti subito, quando l’aedo era passato chiaramente allo<br />
stile elegiaco, e il falegname aveva motivi fondati e quoti<strong>di</strong>ani per essere più sensibile<br />
a questa corda dell’arpa che ad altre. Del resto, bastava guardarlo, un’espressione<br />
inequivocabile, un conto era la sua antica compostezza, la serietà e la ponderazione<br />
con cui cercava <strong>di</strong> compensare la giovane età, e un <strong>altro</strong> conto, ben <strong>di</strong>verso, è questa<br />
espressione amara che gli sta scavando alcune rughe agli angoli <strong>della</strong> bocca, profonde<br />
come cicatrici. Ma sul viso <strong>di</strong> Giuseppe la cosa davvero inquietante è l’espressione<br />
dello sguardo, a meno che non sia più esatto <strong>di</strong>re la mancanza <strong>di</strong> espressione, perché<br />
i suoi occhi danno l’idea <strong>di</strong> essere morti, coperti <strong>di</strong> un pulviscolo cinereo sotto cui,<br />
come brace inestinguibile, brilli una fiamma incandescente d’insonnia. È vero,<br />
Giuseppe quasi non dorme. Il sonno è il suo nemico <strong>di</strong> tutte le notti, deve<br />
combatterlo quasi all’ultimo sangue, ed è una guerra che perde sempre, anche se<br />
vince qualche battaglia, perché infallibilmente arriva il momento in cui il corpo<br />
esausto si arrende e si addormenta, per vedere automaticamente spuntare sulla<br />
strada un drappello <strong>di</strong> soldati, fra i quali avanza cavalcando lui stesso, a volte facendo<br />
roteare la spada sopra il capo, e a quel punto, quando il terrore comincia ad<br />
avvilupparsi alle <strong>di</strong>fese coscienti <strong>di</strong> quello sventurato, il comandante <strong>della</strong> spe<strong>di</strong>zione<br />
gli domanda, Tu, falegname, dove stai andando, e il poveretto non vuole rispondere,<br />
resiste con le poche forze che gli rimangono, quelle dello spirito, ché il corpo ha<br />
ceduto, ma il sogno è più forte, con mani <strong>di</strong> ferro gli apre la bocca e lui, ormai<br />
singhiozzante e sull’orlo del risveglio, deve dare quella terribile risposta, Vado a<br />
Betlemme a uccidere mio figlio. Non doman<strong>di</strong>amo a Giuseppe se ricor<strong>di</strong> quanti buoi<br />
tiravano la carrozza <strong>di</strong> Erode morto e se erano bianchi o maculati, ora, tornando a<br />
casa, i suoi pensieri sono occupati solo dalle ultime parole del racconto <strong>di</strong> quel<br />
mulattiere, quando ha detto che quel mare <strong>di</strong> gente al seguito del funerale, schiavi,<br />
soldati, guar<strong>di</strong>e reali, prefiche, suonatori <strong>di</strong> pifferi, governatori, principi, futuri re, e<br />
tutti noi, dovunque ci troviamo e chiunque siamo, nella vita <strong>altro</strong> non facciamo se<br />
non cercare il luogo dove resteremo per l’eternità. Non va sempre così, rifletteva<br />
Giuseppe, con un’amarezza talmente profonda da non ammettere la rassegnazione<br />
che attenua i dolori più gran<strong>di</strong> e accettare soltanto quello spirito rinunciatario <strong>di</strong> chi<br />
non conta più su alcun rime<strong>di</strong>o, Non va sempre così, ripeteva, ce ne sono tanti che<br />
non hanno mai lasciato il posto in cui sono nati e la morte li ha colti là, per cui è