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preoccupanti riscontri. Nemmeno ora mi sento al sicuro, tanto più che<br />
la mia vita è già stata ripetutamente messa in pericolo e molto<br />
concretamente minacciata da <strong>di</strong>verse organizzazioni. Constato tra<br />
l'altro che almeno un magistrato ticinese è stato dotato <strong>di</strong> scorta<br />
armata durante il periodo della mia assenza. Personalmente mi trovo<br />
ora ad affrontare, da solo, quei problemi <strong>di</strong> sicurezza che in passato<br />
non furono mai affrontati a fondo. Come noto durante l'operazione Mato<br />
Grosso sono entrato in contatto con la citta<strong>di</strong>na brasiliana che qui<br />
menzionerò <strong>com</strong>e "A". Grazie al suo lavoro nel <strong>com</strong>mercio A ha fornito<br />
un consistente contributo alla mia sicurezza ed alla creazione <strong>di</strong><br />
quegli artifici che, purtroppo, sono ancora eccessivamente lasciati<br />
alla capacità <strong>di</strong> improvvisazione del singolo agente. A. mi ha inoltre<br />
aiutato nelle traduzioni dei materiali d'inchiesta, grazie al suo<br />
contributo ho potuto almeno osservare quei meccanismi che hanno<br />
permesso ai trafficanti <strong>di</strong> ottenere dati importantissimi riguardo alla<br />
mia identità. Dopo avermi fornito prove inconfutabili della sua<br />
affidabilità A. è <strong>di</strong>venuta, per me, molto più <strong>di</strong> una <strong>com</strong>pagna<br />
occasionale d'inchiesta. Le fughe <strong>di</strong> informazioni e le sbavature con<br />
le quali sono stato confrontato durante la fase sotto copertura, hanno<br />
purtroppo avuto delle conseguenze, conseguenze che solo ora sono<br />
valutabili in tutta la loro gravità. Già dopo la fase undercover A.<br />
ricevette, attraverso i suoi genitori, numerose telefonate da parte <strong>di</strong><br />
una se<strong>di</strong>cente giornalista della nota rivista Veja. La voce femminile<br />
al telefono chiedeva <strong>di</strong> contattare A. per conoscere l'operato del<br />
"poliziotto europeo" che era con lei. Evidentemente la figura del<br />
"poliziotto europeo" coincide con la mia persona. I genitori <strong>di</strong> A. si<br />
insospettirono soprattutto perché la se<strong>di</strong>cente giornalista rifiutava<br />
<strong>di</strong> lasciare qualsiasi recapito che permettesse <strong>di</strong> richiamarla. La<br />
stessa voce femminile si è rifatta viva, dopo mesi <strong>di</strong> silenzio,<br />
intorno allo scorso 20 marzo. Stavolta il tono e il contenuto della<br />
telefonata erano però sostanzialmente <strong>di</strong>versi: la voce chiedeva <strong>di</strong><br />
incontrare A. per trasmetterle una citazione della procura federale<br />
brasiliana per "falsa testimonianza". Dopo aver verificato<br />
l'impossibilità <strong>di</strong> una simile situazione A. trasse la conclusione che<br />
potesse trattarsi si una telefonata intimidatoria con riferimento alla<br />
sua attività <strong>di</strong> traduttrice espletata durante l'operazione Mato<br />
grosso. La situazione si è ulteriormente chiarita, ed aggravata, in<br />
questi giorni. Lo scorso 30 marzo sono rientrato in Europa.<br />
Imme<strong>di</strong>atamente il quoti<strong>di</strong>ano la Regione ha pubblicato un servizio nel<br />
quale faceva esplicitamente riferimento al mio arrivo e al Brasile. Il<br />
giorno seguente è uscito lo scandaloso articolo del Blick, il 2 aprile<br />
è stata la volta del Corriere del Ticino che in<strong>di</strong>cava <strong>com</strong>e imminente<br />
il mio arrivo. Sabato 4, infine, ancora la Regione pubblicava ben due<br />
pagine sull'inchiesta amministrativa in corso lasciando intendere cose<br />
molto gravi a proposito dei contatti intrattenuti dal sottoscritto in<br />
terra brasiliana e in<strong>di</strong>cando chiaramente che il mio rientro era<br />
avvenuto. Il giorno seguente, cioè domenica 4 aprile, i genitori <strong>di</strong> A.<br />
hanno ricevuto una prima serie <strong>di</strong> 2 telefonate, seguite da altre 3 nei<br />
giorni successivi. La voce era sempre la stessa, ma ancora una volta<br />
cambiava il contenuto: stavolta l'ignota interlocutrice <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong><br />
essere la segretaria dell'avvocato Riccardo Bolos. Ebbene, Riccardo<br />
Bolos è una figura <strong>di</strong> grande importanza nell'ambito dei rilievi emersi<br />
dall'inchiesta Mato Grosso, un personaggio a stretto contatto con i<br />
narcotrafficanti in<strong>di</strong>cati in precedenza. Il suo nome, tra l'altro,<br />
emergeva a stretto contatto con quell'Angelo Di Mauro che era stato<br />
protagonista <strong>di</strong> un'inchiesta del 1987. In quell'occasone, con un<br />
lavoro sotto copertura, avevo concretato l'arresto del Di Mauro. A<br />
carico dell'avvocato Bolos, che risultava presente a Basilea <strong>com</strong>e<br />
sorvegliante dell'operazione criminosa, l'allora Procuratore pubblico<br />
sopracenerino Dick Marty aveva spiccato mandato <strong>di</strong> arresto<br />
internazionale. È molto curioso, inoltre, osservare che nell'ambito