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improbabile poter fornire «elementi <strong>di</strong> ravve<strong>di</strong>mento» tali da meritare<br />
- nel periodo <strong>di</strong> valutazione già in corso - l'auspicato «conseguimento<br />
<strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio positivo, o almeno <strong>di</strong> livello superiore».<br />
L’autorità procedente rileva altresì che, successivamente<br />
all’intimazione a «mutare condotta», il Mattioli ha riportato 12<br />
giorni <strong>di</strong> consegna <strong>di</strong> rigore e che avverso il relativo provve<strong>di</strong>mento<br />
questi ha proposto ricorso gerarchico, «tuttora pendente».<br />
Tale circostanza è ulteriormente rivelatrice dello zelo e delle<br />
intenzioni che animano il superiore gerarchico, il quale - pur<br />
consapevole della pendenza del ricorso gerarchico proposto avverso la<br />
sanzione - ciò non<strong>di</strong>meno non esita ad avviare il grave proce<strong>di</strong>mento<br />
destitutivo o<strong>di</strong>ernamente impugnato.<br />
Tale <strong>com</strong>portamento, a <strong>di</strong>spetto dell’affermato proposito <strong>di</strong> riconoscere<br />
al militare «un’ulteriore possibilità <strong>di</strong> recupero», rivela la ferma<br />
intenzione della scala gerarchica <strong>di</strong> chiudere sbrigativamente la<br />
permanenza in servizio del Mattioli. E, a tal fine, <strong>di</strong> non voler<br />
attendere nemmeno i novanta giorni che la legge riconosce al superiore<br />
gerarchico per decidere il ricorso esperito dal militare, salva<br />
peraltro la possibilità che sullo stesso si formi <strong>com</strong>unque, nello<br />
stesso termine, il silenzio <strong>di</strong>niego <strong>di</strong> cui all’art. 6, D.P.R. 24<br />
novembre 1971, n. 1199.<br />
L’autorità proponente, inoltre, assume falsamente che, «dal 1996 alla<br />
data o<strong>di</strong>erna, l’Appuntato scelto Mattioli» ha costantemente riportato<br />
un «giu<strong>di</strong>zio <strong>com</strong>plessivo sfavorevole».<br />
Come si è detto, infatti, il documento caratteristico n. 36, relativo<br />
al periodo <strong>di</strong> frequentazione del 2° ciclo <strong>di</strong> aggiornamento per<br />
Appuntati scelti, riporta la qualifica <strong>di</strong> “buono” [doc. 22], ma tale<br />
circostanza è curiosamente sottaciuta nella proposta <strong>di</strong> destituzione<br />
in esame.<br />
L’omissione risulta tutt’altro che casuale o, <strong>com</strong>unque dovuta a<br />
<strong>di</strong>strazione del <strong>com</strong>pilatore, se si considera che pure l’allegato n. 5<br />
(«Valutazioni caratteristiche dell’appuntato Scelto CC Mattioli<br />
Valerio») omette <strong>di</strong> riportare, alla riga 36, il giu<strong>di</strong>zio positivo<br />
conseguito dal ricorrente [doc. 37].<br />
Ancor più grave è, però, l’omissione relativa ai primi 17 anni <strong>di</strong><br />
carriera del militare che non vengono in alcun modo rievocati nel<br />
pre<strong>di</strong>sporre la proposta <strong>di</strong> destituzione del graduato.<br />
L’autorità proponente addebita, altresì, al militare <strong>di</strong> aver<br />
temerariamente «avviato ed alimentato un vasto contenzioso<br />
amministrativo e giuris<strong>di</strong>zionale» e conclude con la richiesta <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>spensa dal servizio permanente ai sensi degli artt. 12 e 17 della<br />
legge 18 ottobre 1961, n. 1168.<br />
Con foglio n. 56/3 del 31 gennaio 2002, il Comandante della 1^<br />
Compagnia della Scuola <strong>di</strong> Firenze, <strong>com</strong>unica al ricorrente l’avvio del<br />
proce<strong>di</strong>mento e lo invita, se del caso, a presentare memorie scritte e<br />
documenti ai sensi dell’art. 10 della legge 7 agosto 1990, n. 241.<br />
In esito a tale invito, il Mattioli presenta due memorie scritte<br />
[docc. nn. 39 e 39] e chiede <strong>di</strong> essere sentito dalla Commissione<br />
chiamata ad esprimere il parere sulla proposta <strong>di</strong> <strong>di</strong>spensa dal<br />
servizio.<br />
Giusta il richiamato art. 17 della legge n. 1168/1961, la <strong>di</strong>spensa dal<br />
servizio è adottata in seguito a proposta delle autorità gerarchiche<br />
da cui il militare <strong>di</strong>pende e previo parere delle autorità <strong>com</strong>petenti<br />
ad esprimere giu<strong>di</strong>zi sull'avanzamento.<br />
Pertanto, la proposta <strong>di</strong> cessazione dal servizio del ricorrente è<br />
sottoposta all’adesione dell’intera scala gerarchica. In particolare,<br />
con nota n. 207/3 del 13 febbraio 2002, il generale <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione<br />
Salvatore Fenu, quale responsabile del Comando delle scuole dell’Arma,<br />
esprime parere favorevole all’accoglimento [doc. 40].