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una bicicletta abbandonata, è notoria. L'avevo, purtroppo, vissuta<br />
simile triste realtà. Che ne sarebbe stato <strong>di</strong> me se l'imminente<br />
pericolo si tramutava in trage<strong>di</strong>a? Cosa avrei fatto? Come avrei<br />
reagito? Immagina, ipoteticamente, una simile situazione e troverai<br />
una facilissima risposta al quesito.<br />
A Berna capirono la gravità e la delicatezza della situazione.<br />
Assolutamente non si doveva più tergiversare. E si meravigliarono che<br />
in Ticino le mie suppliche d'aiuto non trovarono accoglimento.<br />
Paradossalmente, i pettegolezzi e le <strong>di</strong>cerie, ne trovarono, Jacques,<br />
ec<strong>com</strong>e! Approntarono e finanziarono imme<strong>di</strong>atamente un piano<br />
d'emergenza. Giorni dopo mi trovai sull'aereo che mi stava portando in<br />
Brasile. Le mie batterie si stavano, lentamente, ricaricando. Stavo<br />
affrontando una missione per la quale valeva la pena <strong>di</strong> rischiare la<br />
vita.<br />
Sbarcai a San Paolo e raggiunsi Rio de Janeiro con l'esistente ponte<br />
aereo che collega le due metropoli ben sapendo che non esistono<br />
controlli. A Rio de Janeiro mi attendeva una persona <strong>di</strong> assoluta<br />
fiducia. Mi portò a casa sua, in una "favelas", dove Isabel Maria<br />
aveva trovato rifugio. All'indomami, la stessa persona, ci portò fuori<br />
città. Con un autobus <strong>di</strong> linea, pieno <strong>di</strong> contrabban<strong>di</strong>eri, raggiungemmo<br />
Assuncion in Paraguay transitando per il valico stradale, senza<br />
controllo alcuno, <strong>di</strong> Fotz Iguassù. Avevamo percorso 3.200 km! Sei<br />
giorni dopo eravamo a Zurigo attesi all'aeroporto dall'amico Kaeslin<br />
che, per una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> giorni, sempre per motivi <strong>di</strong> sicurezza ci<br />
ospitò a casa sua. Missione <strong>com</strong>piuta, dunque.<br />
Nel frattempo avevo trovato un piccolo appartamento, ammobiliato, a<br />
Locarno. Eravamo nel mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre 1993. Agli inizi del 1994<br />
raggiunse la Svizzera, proveniente dal Brasile, anche la piccola<br />
Vivian. Un giorno <strong>di</strong> primavera <strong>di</strong> quell'anno, a Locarno, mi incontrai<br />
con Sam Meale, agente della DEA <strong>di</strong> stanza a Milano. Tu sai chi è Sam.<br />
Non sai però (non potrai mai saperlo) quanto sia grande, profonda e<br />
leale l'amicizia che da anni ci lega. Fianco a fianco abbiamo<br />
<strong>com</strong>battuto più volte, rischiando la pelle, un <strong>com</strong>une nemico. Assieme<br />
abbiamo <strong>di</strong>viso gioie e dolori. A Istanbul, nella nota operazione dei<br />
"cento kg <strong>di</strong> eroina", quando la situazione si era fatta critica a<br />
<strong>di</strong>smisura, gli ho salvato la vita. Le ha dette e scritte queste cose,<br />
al suo Governo. Mi è bastato il suo grazie, il grazie sincero <strong>di</strong> un<br />
vero amico. Era da tanto tempo che non lo vedevo. Puoi quin<strong>di</strong><br />
immaginare il piacere nel rivederlo. Si trovava a Bellinzona per<br />
motivi <strong>di</strong> lavoro e doveva incontrarsi con te e con i miei ex colleghi.<br />
Quando hai saputo che era in mia <strong>com</strong>pagnia, ti sei sdegnato gridando<br />
allo scandalo, sollevando un polverone a non finire.<br />
Temevi che mi raccontasse qualche cosa circa l'inchiesta che stavate<br />
facendo e che, così facendo, avrebbe rovinato tutto. Evviva la<br />
fiducia. Non mi ha detto niente e nemmeno ho voluto sapere<br />
particolari. Già sapevo che, <strong>di</strong>etro vostro invito, doveva incontrarsi<br />
con il vostro informatore, protetto, Nicola Giulietti, vecchia<br />
conoscenza, braccio destro <strong>di</strong> Haci Mirza, arrestato per la ormai<br />
storica inchiesta dei 100 kg <strong>di</strong> eroina. Me lo avevano detto i "muri<br />
del tuo ufficio". Lo sai anche tu che i muri, a volte, parlano.<br />
Ricorderai che ti ho imme<strong>di</strong>atamente telefonato <strong>di</strong>cendoti quel che<br />
pensavo. E quando ti ho buttato li il nome del Giulietti sei rimasto<br />
pietrificato, senza parole. Ve<strong>di</strong> <strong>com</strong>e eri prevenuto e carico <strong>di</strong><br />
pregiu<strong>di</strong>zi nei miei confronti? Ma con quale <strong>di</strong>ritto, mi chiedo ancora<br />
oggi, eri così fortemente contrariato dal fatto che l'amico Sam fosse<br />
in mia <strong>com</strong>pagnia?