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abituale. Era armato <strong>di</strong> pistola calibro 9, colpo in canna più altri 8<br />
nel caricatore. Era seriamente deciso ad uccidere la propria moglie,<br />
gerente dello spaccio, e tutti i suoi amanti. Così <strong>di</strong>ceva, brandendo<br />
l'arma. Una situazione terrificante e traumatizzante. Riuscii a<br />
neutralizzarlo. Tra le varie altre armi da fuoco che teneva in casa,<br />
con relative munizioni, aveva un fucile pompa, carico, sotto il letto.<br />
Feci poi intervenire chi <strong>di</strong> dovere ai quali consegnai armi e bagagli.<br />
In quel periodo non ero ancora al beneficio della pensione, ero in<br />
malattia, con tanto <strong>di</strong> permesso me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> uscire. Morale della favola:<br />
alcuni giorni più tar<strong>di</strong>, dal Comando, ricevetti la seguente stringata<br />
e fredda lettera, senza nessun convenevole <strong>di</strong> sorta, firmata dal Vice<br />
Comandante: "... per or<strong>di</strong>ne del signor Comandante la invito a<br />
consegnare imme<strong>di</strong>atamente la tessera <strong>di</strong> polizia...". Fine della<br />
citazione. Un or<strong>di</strong>ne perentorio, senza nessuna motivazione, dal sapore<br />
squisitamente <strong>di</strong>spotico e antidemocratico, che non s'ad<strong>di</strong>ce certamente<br />
alle capacità intellettuali che un Comandante e un Vice dovrebbero<br />
avere. Telefonai imme<strong>di</strong>atamente al Comandante Wermelinger. Volevo che<br />
giustificasse e motivasse tale provve<strong>di</strong>mento. Già sai cosa mi fu<br />
risposto perché, a suo tempo, te l'avevo detto. Ora lo scrivo perché è<br />
giusto che certe cose si sappiano, soprattutto se dette, non dal "Gigi<br />
<strong>di</strong> Viganello", ma da un alto funzionario qual'è il Comandante: "... mi<br />
risulta che lei ha lavorato in periodo <strong>di</strong> malattia effettuando un<br />
intervento, non autorizzato, in un bagno pubblico del Gambarogno...".<br />
Non faccio ulteriori <strong>com</strong>menti, già si <strong>com</strong>menta da solo. Aggiungo solo<br />
che al Comandante Wermelinger ho detto quel che pensavo <strong>di</strong> lui,<br />
telefonandogli appositamente in presenza <strong>di</strong> testimoni, dagli uffici <strong>di</strong><br />
Locarno. Pensiero che ricalca esattamente quello che ho scritto ora.<br />
Storie incre<strong>di</strong>bili, cose dell'altro mondo, si potrebbe definirle. Se<br />
tutto quanto non l'avessi vissuto sulla mia pelle non crederei,<br />
nemmeno io, ad una storia simile. Ancora oggi mi capita <strong>di</strong> pensare che<br />
il tutto sia stato un brutto sogno.<br />
Ma ritorniamo in Brasile dove avevo lasciato mia moglie in mezzo a<br />
tanti pericoli e dove la situazione, <strong>com</strong>e già accennato, si aggravava<br />
ogni giorno. Isabel Maria dovette abbandonare il posto <strong>di</strong> lavoro e la<br />
propria casa per sottrarsi alle concrete minaccie <strong>di</strong> morte. Trovò<br />
rifugio presso parenti e amici cambiando sistematicamente in<strong>di</strong>rizzi.<br />
Tutto ciò avvenne quando le mie con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute erano assai<br />
precarie. Mi portavo <strong>di</strong>etro, già da un po'<strong>di</strong> tempo, uno stato <strong>di</strong><br />
avvilimento e depressivo, a <strong>di</strong>r poco, mostruoso. L'idea che potesse<br />
succedere l'irreparabile nei confronti <strong>di</strong> mia moglie, unico bene che<br />
mi era rimasto,<br />
faceva aumentare il già precario grado <strong>di</strong> scoramento, <strong>di</strong> tristezza, <strong>di</strong><br />
smarrimento e sgomento.<br />
Mi trovavo a migliaia chilometri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza nell'impossibilità <strong>di</strong><br />
aiutarla e i miei problemi <strong>di</strong> salute si aggravavano. Il mondo mi<br />
crollava<br />
addosso. Non avevo i mezzi necessari per vivere. Non ho vergogna<br />
(semmai altri dovrebbero averne), a <strong>di</strong>re che, per circa un anno, il<br />
mio stipen<strong>di</strong>o era <strong>di</strong> 350 franchi mensili. Sì, hai capito bene:<br />
trecentocinquanta franchi svizzeri mensili!!! Uscivo da un <strong>di</strong>vorzio<br />
che mi aveva letteralmente ridotto sul lastrico e <strong>di</strong> conseguenza mi<br />
trovai in una situazione finanziaria fallimentare. Le richieste <strong>di</strong><br />
trattenute alla fonte per i corrispettivi pagamenti, inoltrate<br />
dall'Ufficio Esecuzioni e Fallimenti e dalla mia ex moglie, vennero<br />
accettate dalla Cassa Cantonale, subor<strong>di</strong>natamente dall'Ufficio<br />
Stipen<strong>di</strong>. Il decurtamento dello stipen<strong>di</strong>o, abusivamente ed<br />
illegalmente accettato, con una facilità e superficialità che ha<br />
dell'incre<strong>di</strong>bile, soprattutto perché avvenuto in uno Stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto,<br />
democratico, <strong>com</strong>e il nostro, mi gettò maggiormente sulla strada