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D I R I T T O<br />
I. Violazione degli artt. 3 e 10, lett. b), della legge n. 241/1990 -<br />
Violazione degli artt. 12 e 17 della legge n. 1169/1961 - Violazione<br />
della <strong>di</strong>rettiva della Direzione generale per personale militare del<br />
Ministero della <strong>di</strong>fesa n. DGPM/II/5/30001/C42 del 22.5.2000 - Eccesso<br />
<strong>di</strong> potere per carenza <strong>di</strong> motivazione, per violazione <strong>di</strong> circolare e<br />
per <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> istruttoria.<br />
La pubblica amministrazione ha violato gli artt. 3 e 10 della legge n.<br />
241/1990, in quanto il parere della Commissione <strong>di</strong> avanzamento e,<br />
parimenti, il provve<strong>di</strong>mento finale impugnato non motivano circa le<br />
ragioni per cui sono state infine <strong>di</strong>sattese le giustificazioni addotte<br />
a sua <strong>di</strong>scolpa dal ricorrente.<br />
In base al <strong>com</strong>ma 1 dell’art. 3 citato, ogni provve<strong>di</strong>mento<br />
amministrativo deve in<strong>di</strong>care i presupposti <strong>di</strong> fatto e le ragioni<br />
giuri<strong>di</strong>che che hanno determinato la decisione dell'amministrazione, in<br />
relazione alle risultanze dell'istruttoria.<br />
In virtù dell’art. 10, lett. b), seguente, l'amministrazione ha<br />
«l'obbligo <strong>di</strong> valutare», ove siano pertinenti all'oggetto del<br />
proce<strong>di</strong>mento, le memorie scritte ed i documenti presentati dal<br />
soggetto nei confronti del quale il provve<strong>di</strong>mento finale è destinato a<br />
produrre effetti <strong>di</strong>retti.<br />
Tale norma ha lo scopo <strong>di</strong> consentire all'interessato, a proposito <strong>di</strong><br />
ogni atto amministrativo che possa arrecare offesa ai suoi <strong>di</strong>ritti,<br />
libertà ed interessi, <strong>di</strong> proporre fatti ed argomenti e, occorrendo, <strong>di</strong><br />
offrire mezzi <strong>di</strong> prova in suo favore <strong>di</strong> cui l'autorità amministrativa<br />
deve tener conto (C. Stato, sez. VI, 09-08-1996, n. 1000).<br />
Il proce<strong>di</strong>mento destitutivo o<strong>di</strong>ernamente impugnato è <strong>di</strong>sciplinato<br />
dall’art. 12, 2º <strong>com</strong>ma, lett. c) e dall’art. 17 della legge 18 ottobre<br />
1961 n. 1168. La Corte costituzionale, con sentenza 18 luglio 1997, n.<br />
240, ha <strong>di</strong>chiarato l'illegittimità costituzionale del <strong>com</strong>binato<br />
<strong>di</strong>sposto delle predette <strong>di</strong>sposizioni nella parte in cui prevede la<br />
<strong>di</strong>spensa dal servizio permanente del sottufficiale dei carabinieri per<br />
scarso ren<strong>di</strong>mento «senza la partecipazione dell'interessato al<br />
proce<strong>di</strong>mento».<br />
Con tale sentenza, la Consulta ha affermato che «la mancata previsione<br />
della partecipazione dell'interessato vulnera le garanzie procedurali,<br />
poste a presi<strong>di</strong>o della <strong>di</strong>fesa, e lede così il buon andamento<br />
dell'amministrazione militare sotto il profilo della migliore<br />
utilizzazione delle risorse professionali (sent. n. 126 del 1995)» ed<br />
ha riba<strong>di</strong>to «l'illegittimità dei meccanismi <strong>di</strong> destituzione o <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>spensa dal servizio che abbiano carattere automatico e, <strong>com</strong>unque,<br />
siano strutturati in modo tale da non consentire la partecipazione<br />
dell'interessato al proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>sciplinare, risultando violato il<br />
fondamentale canone <strong>di</strong> razionalità normativa».<br />
Partecipare al proce<strong>di</strong>mento significa, in primo luogo, poter<br />
interloquire con l’amministrazione in modo che gli interessi<br />
rappresentati dal citta<strong>di</strong>no siano specificamente presi in<br />
considerazione al momento <strong>di</strong> adottare la decisione finale. Senza una<br />
valutazione delle osservazioni rese dall’interessato, la facoltà <strong>di</strong><br />
essere sentito e <strong>di</strong> produrre memorie scritte e documenti resta fine a<br />
se stessa e non realizza la tutela proce<strong>di</strong>mentale del privato.<br />
Coerentemente, la <strong>di</strong>rettiva del Ministero della <strong>di</strong>fesa, Direzione<br />
generale per il personale militare, prot. n. DGPM/II/30001/C42 del 22<br />
maggio 2000, nel <strong>di</strong>sciplinare la procedura <strong>di</strong> <strong>di</strong>spensa dal servizio<br />
permanente per scarso ren<strong>di</strong>mento, stabilisce il preciso obbligo <strong>di</strong><br />
garantire all’interessato «la possibilità <strong>di</strong> essere sentito<br />
personalmente ... e <strong>di</strong> vedere ivi esaminate le sue eventuali memorie<br />
<strong>di</strong>fensive» [doc. 42, paragrafo 5].<br />
I principi ora riportati risultano essere stati <strong>di</strong>sattesi tanto dal<br />
provve<strong>di</strong>mento finale impugnato quanto dagli atti presupposti.