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Segreti di Stati - Ladysilvia.com

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occasione, parla lungamente della esigenza <strong>di</strong> migliorare la qualità<br />

della vita all'interno del carcere e della sua aspirazione <strong>di</strong> poter<br />

mettere la sua cultura ed il suo impegno a servizio <strong>di</strong> altri detenuti<br />

in attività educative e d'istruzione che gioverebbero alla sua<br />

integrità e benessere psicofisico. Lamenta, inoltre, la possibilità<br />

mancata <strong>di</strong> poter trascorrere parte del tempo in qualsiasi altra<br />

attività lavorativa che possa sottrarlo all'ozio ed al te<strong>di</strong>o (...).<br />

Come già precedentemente espresso, riterrei molto utile al fine del<br />

benessere psichico del detenuto, seppur nell'ovvio rispetto delle<br />

misure <strong>di</strong> sicurezza, che possa usufruire <strong>di</strong> una attività possibilmente<br />

consona al fine <strong>di</strong> trarre giovamento ed una maggiore serenità". In<br />

questi termini, ancora, si esprimeva il clinico in data 25/7/2001:<br />

"Riterrei utile, <strong>com</strong>patibilmente alle misure <strong>di</strong> sicurezza che<br />

riguardano il detenuto in oggetto, che il medesimo potesse impegnare<br />

il suo tempo in attività consone, quali attività <strong>di</strong> bibliotecario<br />

oppure <strong>di</strong> insegnamento cacerario". Analoghe considerazioni esprimeva<br />

il me<strong>di</strong>co psichiatra in data 23/11/2001. Tutto ciò lei ha continuato a<br />

considerarlo del tutto in conferente e non si <strong>com</strong>prende per quale<br />

ragione il Ministero della Giustizia paghi clinici il cui parere viene<br />

bellamente ignorato. Ecco quanto invece lei riferì al Ministero <strong>di</strong><br />

Giustizia in data 8/8/2000, documento da me acquisito a luglio 2001:<br />

"Ha sempre amntenuto un atteggiamento <strong>di</strong> estremo riserbo, restando<br />

chiuso senza recarsi ai passeggi ed evitando la socializzazione con<br />

gli altri detenuti". Richiamo alla sua cortese attenzione un passaggio<br />

della mia lettera all'ufficio della Procura della Repubblica <strong>di</strong> Roma<br />

datata 21/12/2000 e da questa inviata in copia al signor magistrato <strong>di</strong><br />

sorveglianza (ve<strong>di</strong> punto 6) in cui, con indubbio spirito <strong>di</strong><br />

preveggenza, affermavo: "Tra l'altro, non vorrei che nei documenti<br />

interni si fossero inventati qualche storia fantascientifica secondo<br />

la quale sarei io a rifiutare mirabolanti proposte <strong>di</strong> trattamento. Se<br />

si può scrivere il falso per determinare un 41 bis, un fatto simile<br />

non necessiterebbe un grande sforzo". Ma l'asserzione secondo cui sia<br />

io ad aver scelto un simile regime <strong>di</strong> isolamento è talmente contraria<br />

alla realtà fattuale e documentale da poter pensare solamente ad una<br />

palese svista, o lapsus, presente nel documento che lei ha inviato al<br />

Ministero <strong>di</strong> Giustizia nell'agosto del 2000. Non ho altra spiegazione<br />

per un cotanto travisamento.<br />

12) In data 6/7/2001 facevo richiedere ufficialmente alla sua persona<br />

tramite legale <strong>di</strong>fensore, e <strong>com</strong>e mio <strong>di</strong>ritto, copia della relazione<br />

redatta dal <strong>di</strong>rigente sanitario in seguito ad ispezione ex officio del<br />

luogo in cui ero detenuto in 41 bis. Data già citata del 17/6/2000.<br />

Lei, cortesemente, acconsentiva con lettera n. 19603 del 16/7/2001.<br />

13) Improvvisamente, però, in data 18/7 - ore 9 - un agente incaricato<br />

mi rendeva edotto che non esisteva alcun rapporto redatto dal<br />

<strong>di</strong>rigente sanitario in data 17/6/2000. Scrivevo imme<strong>di</strong>atamente<br />

rac<strong>com</strong>andata A.R. al <strong>di</strong>rigente, esternando la mia meraviglia per<br />

l'inesistenza <strong>di</strong> una relazione che mi constava esistere. La sera del<br />

23/7/2001 (ore 22, circa) un me<strong>di</strong>co mi mostrava la relazione<br />

assicurandomi della sua esistenza e affermando che copia, <strong>com</strong>e mio<br />

<strong>di</strong>ritto, mi sarebbe stata consegnata non appena autorizzazione fosse<br />

stata rilasciata da parte della <strong>di</strong>rezione. Seguiva una serie <strong>di</strong><br />

solleciti epistolari da parte mia alla sua persona. In data 17 agosto<br />

2001 lei mi convocava nel suo ufficio e durante quel colloquio mi<br />

consigliava <strong>di</strong> assumere un atteggiamento conciliante a livello<br />

"locale". Spero lei abbia perfetta memoria <strong>di</strong> quanto mi riferì,<br />

giungendo a consigliarmi <strong>di</strong> richiedere un primo permesso <strong>di</strong> qualche<br />

ora da trascorrere nella città <strong>di</strong> Parma. Io, forse inopinatamente,<br />

continuai a pretendere la consegna <strong>di</strong> quell'introvabile relazione<br />

sanitaria. In data 7/9/2001 le rivolgevo preghiera affinché se vero<br />

fosse che tale rapporto non esisteva mi si consegnasse un riscontro

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