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ero in via Colli della Farnesina, a Roma. Stavo bevendo qualcosa al<br />
bar, quando mi avvicinarono due persone. Non li conoscevo, ma loro <strong>di</strong><br />
me sapevano tutto, ad<strong>di</strong>rittura cose che nemmeno io sapevo. Uno era<br />
Antonio La Bruna che aveva l'incarico <strong>di</strong> ingaggiare persone per il<br />
SID. Lo stesso La Bruna che, poi seppi, aveva addestrato personale in<br />
Grecia durante il "Golpe dei Colonnelli". Una delle tante operazioni<br />
organizzate dalla CIA finanziata con fon<strong>di</strong> prelevati dalla contabilità<br />
nera <strong>di</strong> una banca <strong>di</strong> Cicero, nei sobborghi <strong>di</strong> Chicago. All'epoca non<br />
sapevo nemmeno cosa fosse la "Gla<strong>di</strong>o". Loro mi chiesero se volessi<br />
collaborare con i servizi, mi <strong>di</strong>edero due mesi <strong>di</strong> tempo per pensarci e<br />
La Bruna mi dette un suo numero riservato. Dopo due mesi lo chiamai e<br />
mi convocò a Roma, in via XX Settembre n.8, all'ufficio "X". Lo stesso<br />
ufficio che sparì nel 1986, all'improvviso, lasciandoci tutti senza<br />
liquidazione né possibilità <strong>di</strong> ricevere una pensione. All'epoca, negli<br />
anni '70, avevo una fidanzata a Praga, loro mi offrivano un milione al<br />
mese, che in Cecoslovacchia erano una fortuna. Mi chiesero <strong>di</strong> pe<strong>di</strong>nare<br />
i terroristi che, partendo dall'Italia, andavano ad addestrarsi<br />
proprio in Cecoslovacchia. Lo feci per anni, prima durante e dopo il<br />
rapimento Moro. Avevo affittato, a Praga, uno stu<strong>di</strong>o da un veterinario<br />
che utilizzavo <strong>com</strong>e "stu<strong>di</strong>o dentistico", la mia copertura. I miei<br />
contatti, là, si presentavano <strong>di</strong>cendo: "Mi fa male il dente numero<br />
12", oppure un altro numero, che era stato deciso <strong>com</strong>e parola <strong>di</strong><br />
passo. Seguivo i terroristi che partivano in macchina dall'Italia, me<br />
ne veniva prima fornito il numero <strong>di</strong> targa, la data ed il luogo da<br />
dove partivano. Una volta mi trovai a seguirne due a bordo <strong>di</strong> una<br />
Ferrari fiammante! La cosa non deve sembrare strana, Federico Umberto<br />
D'Amato, dell'UAR (Ufficio Affari Riservati), in quegli anni <strong>di</strong>ceva ai<br />
giornalisti che dei brigatisti sapevamo tutto: nomi, cognomi e<br />
residenze. E che se si fosse voluto, si sarebbero potuti arrestare<br />
tutti. Proprio durante il rapimento Moro, inviai a La Bruna un<br />
telegramma segnalando la prigione dello statista DC. Scrissi in<br />
tedesco, lingua che usavo per non destare sospetti, "Gradoli Straße",<br />
Gradoli Strasse, che vuol <strong>di</strong>re: Via Gradoli. Seppi poi che La Bruna<br />
aveva fatto inoltrare a Cossiga la segnalazione. La versione<br />
ufficiale, anni dopo, fu che Cossiga non aveva trovato "via Gradoli"<br />
nello stradario <strong>di</strong> Roma, e quin<strong>di</strong> aveva pensato che si trattasse <strong>di</strong> un<br />
paese. La cosa, oggi, mi pare strana perché proprio in via Gradoli<br />
c'era un ufficio dei nostri servizi segreti. In quei drammatici<br />
giorni, successero parecchie cose strane (ve<strong>di</strong> il capitolo I), cose,<br />
<strong>di</strong>rei, "sudamericane".