Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...
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Assisi: il riconoscimento dell’UNESCO, l’agricoltura e le aree naturali protette<br />
LA GESTIONE 142<br />
Nel 2005 Assisi ha iniziato la redazione del Piano di Gestione del sito. L’anno<br />
successivo è stata emanata la prima legge nazionale 143 in materia, con l’obiettivo<br />
di «assicurare la conservazione dei siti italiani UNESCO e creare le condizioni<br />
per la loro valorizzazione», attraverso l’approvazione di appositi piani di gestione.<br />
I piani di gestione vengono indicati come strumenti utili per la definizione delle<br />
«priorità di intervento e le relative modalità attuative, nonché le azioni esperibili<br />
per reperire le risorse pubbliche e private necessarie, […], oltre che le opportune<br />
forme di collegamento con programmi o strumenti normativi che perseguano finalità<br />
complementari, tra i quali quelli disciplinanti i sistemi turistici locali e i piani<br />
relativi alle aree protette» (art. 3, L n. 77/2006).<br />
Assisi per la Gestione del Sito ha previsto la redazione di due strumenti distinti:<br />
le Linee Guida del paesaggio di Assisi e il Piano di Gestione del sito, entrambi<br />
redatti da un gruppo di lavoro coordinato dall’architetto Paola Falini. Il Piano di<br />
Gestione, consegnato nel mese di Ottobre 2009, è in fase di approvazione mentre<br />
142 L’UNESCO ha demandato ai singoli Stati membri il compito di procedere alla definizione di un modello di redazione<br />
uniformato non ritenendo opportuno proporne uno predefinito considerando la diversità dei contesti normativi e giuridici<br />
esistente tra i diversi Stati. In Italia il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha promosso diverse iniziative per dare un<br />
riferimento per l’elaborazione, redazione e applicazione dei Piani di Gestione:<br />
1. “Il modello del Piano di Gestione dei Beni culturali iscritti alla lista del Patrimonio dell’Umanità. Linee Guida”<br />
redatto nel 2004 dalla “Commissione consultiva per i piani di gestione e per i sistemi turistici locali” istituita a questo<br />
scopo proprio dal MiBAC. Nelle Linee Guida viene sottolineato come l’iscrizione di un sito non solo sancisce il riconoscimento<br />
dell’importanza mondiale di un dato patrimonio culturale, ma è anche un’occasione per riflettere e analizzare le<br />
opportunità per lo sviluppo reale del sito attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori economici. Il modello proposto si<br />
articola in cinque livelli progettuali in cui si prevedono indicazioni specifiche per la valorizzazione sia culturale che economica<br />
del sito. Ogni scelta progettuale poi dovrebbe essere dotata di un’analisi costi/benefici per valutare le ricadute occupazionali<br />
ed economiche nel sito stesso.<br />
Questa metodologia si prefigge lo scopo di:<br />
- uscire da <strong>una</strong> sterile contrapposizione che vorrebbe dividere sotto il profilo gestionale le due funzioni - tutela e valorizzazione-<br />
affidandole a livelli di responsabilità differenti: Stato/Regioni, pubblico/ privato;<br />
- individuare <strong>una</strong> procedura che assicuri <strong>una</strong> corretta gestione sia sotto il profilo della tutela e conservazione, che sotto<br />
quello della crescita di valore per la comunità e per lo stesso patrimonio da gestire.<br />
2. il “Progetto di definizione di un modello per la realizzazione dei Piani di Gestione dei siti UNESCO”, promosso dal<br />
MIBAC nell’ambito delle attività previste dal Quadro Comunitario di Sostegno 2000-2006 Regioni Obiettivo 1 e realizzato<br />
da un gruppo di ricerca composto dal MIBAC, da alcuni Enti e dalla società Ernst & Young. Il Modello proposto, partendo<br />
dalle migliori esperienze internazionali (in particolare quelle anglosassoni) e dalle prime sperimentali applicazioni italiane<br />
(Piani di Gestione della Val di Noto, della Val d’Orcia e delle Necropoli etrusche), rinnova le finalità di preservazione nel<br />
tempo dei valori del sito alla luce delle più recenti riflessioni che attribuiscono al patrimonio culturale un ruolo, sempre più<br />
significativo, nel quadro dei modelli di sviluppo fondati sulle identità locali e sulla valorizzazione delle risorse endogene di<br />
un territorio. Viene definito un sistema integrato di gestione territoriale che, partendo dai valori che hanno motivato<br />
l’iscrizione <strong>nella</strong> Lista del Patrimonio Mondiale, identifica obiettivi sostenibili di sviluppo e stabilisce i piani ed i programmi<br />
necessari per raggiungere gli obiettivi di breve e medio termine. Il modello individua altresì le possibili modalità<br />
di attuazione e coordinamento del Piano, gli specifici indicatori utili a verificarne il conseguimento e la struttura gestionale<br />
più idonea alla sua implementazione.<br />
3. Il “documento tecnico di programmazione” per l’avvio operativo del Piano di gestione del sito “Le città tardo barocche<br />
del Val di Noto” (9), redatto da Mecenate 90, ha portato un ulteriore contributo alla metodologia, individuando un<br />
percorso di programmazione negoziata atto ad assicurare un coinvolgimento ed <strong>una</strong> condivisione quanto più ampi possibile<br />
al processo gestionale. Il documento definisce ulteriormente il sistema di monitoraggio del Piano di gestione, individuando<br />
un set di indicatori di realizzazione, di risultato e di impatto.<br />
143 Legge n. 77/2006 relativa alle “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico<br />
e ambientale, inseriti <strong>nella</strong> «Lista del patrimonio mondiale», posti sotto la tutela dell’UNESCO”, pubblicata <strong>nella</strong> Gazzetta<br />
Ufficiale n. 58 del 10 marzo 2006.<br />
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