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Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...

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Tematica della ricerca<br />

fino alla sua abrogazione, questo principio sarebbe stato importante per la pianificazione<br />

delle aree agricole in quanto poteva essere in grado, se correttamente applicato,<br />

di «arrestare fenomeni di disgregazione territoriale e di sostegno<br />

all’applicazione di politiche di riordino fondiario» (Carbonara, 2007: 3). È opportuno<br />

segnalare che la normativa non fa riferimento alla “qualità” dell’area agricola,<br />

ma si limita a garantire un equilibrio percentuale tra la superficie totale del<br />

comune e quella destinata all’agricoltura.<br />

Queste normative sono state elaborate dopo la riforma della parte II del titolo V<br />

della Costituzione, relativa alle competenze delegate alle Regioni, entrata in vigore<br />

nel 2001, che ha sancito il passaggio dal concetto di “urbanistica” a quello di<br />

“governo del territorio”, estendendo l’ambito della pianificazione al controllo spaziale<br />

e sociale (Perulli, 2004). Questa sostituzione ha allargato ulteriormente il<br />

campo di intervento, che si era già esteso alla regolazione degli usi (produttivi,<br />

edilizi, della mobilità, ambientali, naturalistici, agricoli), fino ad includere in un<br />

più ampio orizzonte il «tema della governabilità (intesa come guida, direzione,<br />

amministrazione), concetto che implica, per la molteplicità degli interessi in campo,<br />

un’azione coordinata ed equilibrata, ma anche dinamica». Vengono così definitivamente<br />

superati i limiti della pianificazione urbanistica che ha per oggetto<br />

«i beni e non l’attività» (Urbani, 2005: 3-4).<br />

Questo percorso evolutivo è stato confermato e rafforzato dalla Convenzione<br />

Europea del Paesaggio, ratificata in Italia con la legge n. 14/2006, e dal Decreto<br />

legislativo n. 42/2004, il cosiddetto “Codice Urbani”, che hanno posto<br />

l’attenzione sui paesaggi e sulle popolazioni che li abitano. Secondo la Convenzione<br />

europea, sia la valorizzazione delle funzioni agricole come risorsa essenziale<br />

del territorio, sia la preservazione degli spazi rurali, costituiscono un’urgenza<br />

prioritaria per far fronte all’instabilità e all’omologazione generata dai processi di<br />

globalizzazione, e per evitare irreversibili perdite di diversità nell’ambiente, nel<br />

paesaggio e nelle specificità delle culture locali. In questa nuova frontiera del territorio<br />

rurale, che abbraccia lo stesso orizzonte delle più recenti politiche comunitarie,<br />

il ruolo della programmazione e della pianificazione territoriale è centrale e<br />

decisivo. Comincia ad affermarsi la consapevolezza che dal modo in cui si affronteranno<br />

i problemi del territorio extraurbano dipenderà il futuro della nostra società<br />

<strong>nella</strong> sua interezza. Nello spirito della Convenzione, integrato anche nel Codice<br />

Urbani, la «pianificazione deve misurarsi con due diverse strategie di conservazione:<br />

quella che punta sulle eccellenze e mira a salvare e valorizzare i paesaggi<br />

di valore eccezionale, e quella che punta invece sui valori diffusi e mira a migliorare<br />

la qualità complessiva del territorio» (Gambino, 2008: 220).<br />

Proprio in quest’ottica viene rivolta <strong>una</strong> particolare attenzione agli spazi periurbani<br />

che vengono considerati come aree di intervento e di attenzione sia <strong>nella</strong><br />

Convenzione Europea del Paesaggio, sia nei nuovi orientamenti dell’Unione Europea<br />

sullo sviluppo rurale, sia nel parere espresso dal Comitato Economico e So-<br />

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