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Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...

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Tematica della ricerca<br />

Sono prematuri valutazioni e giudizi su questi “nuovi” Piani paesaggistici, trattandosi<br />

di esperienze ancora in fase di progettazione e di avvio, anche se in qualche<br />

caso, come in quello del nuovo Piano Territoriale Paesistico Regionale del<br />

Lazio, non mancano letture critiche per la «forte caratterizzazione urbanistica (la<br />

classica zonizzazione) piuttosto che paesistica (il riconoscimento di ambiti di paesaggio)»<br />

<strong>nella</strong> modalità di classificazione delle aree ai fini della loro tutela (Cazzola,<br />

2008). Questo limite di <strong>una</strong> nuova strumentazione nata con <strong>una</strong> vecchia impostazione<br />

era già stato segnalato all’indomani della promulgazione del Codice<br />

Urbani che, «pur avendo a disposizione un ampio menù di possibili metodologie<br />

di atti programmatici ha preferito riprendere in pieno, quello della pianificazione<br />

urbanistica assorbendone gli elementi cardine: la zonizzazione, la prescrittività,<br />

le modalità di attuazione». Si voleva evitare il pericolo di <strong>una</strong> eccessiva discrezionalità<br />

<strong>nella</strong> valutazione degli interventi, ma “<strong>una</strong> così analitica prescrittività<br />

del piano ed <strong>una</strong> così eccessiva articolazione dei valori paesaggistici spesso di<br />

difficile o arbitraria identificazione [..], urta con lo stesso concetto dinamico di<br />

paesaggio” (Urbani, 2004).<br />

Il superamento di queste limitazioni viene indicato <strong>nella</strong> ricerca di <strong>una</strong> «nuova<br />

modalità di progettare lo spazio a partire dai suoi abitanti purché stabiliscano<br />

con esso rapporti identitari non banali, attivando politiche che mettano insieme le<br />

quattro idee fondanti di un progetto di paesaggio: l’intercom<strong>una</strong>lità, la valorizzazione<br />

del patrimonio naturale e culturale, il progetto spaziale di paesaggio e lo<br />

sviluppo locale» (Mininni, 2005:14).<br />

3.2 Domande di ricerca<br />

Il dibattito su “agricoltura e governo del territorio” ha avviato interessanti riflessioni<br />

all’interno di numerosi gruppi di ricerca sia italiani che europei che hanno<br />

messo in rete le proprie esperienze sia attraverso la creazione di associazioni e<br />

reti di scambio 45 , sia attraverso la partecipazione a progetti europei 46 . Sembra<br />

quindi improrogabile la risoluzione del conflitto tra l’agricoltura e le altre attività<br />

produttive sull’uso del territorio poiché i danni provocati dalla crescita urbana e<br />

dallo sviluppo economico “globalizzato”, hanno generato <strong>una</strong> scarsa qualità della<br />

vita dei cittadini e un impoverimento socio-economico della maggior parte degli<br />

agricoltori rimasti ad operare in agricoltura.<br />

In questo contesto ristabilire l’equilibrio tra fattori economici, sociali e ambientali,<br />

all’interno di un dato territorio, potrebbe favorire processi di sviluppo endogeno<br />

sostenibile. Da qui la necessità che l’agricoltura assuma <strong>una</strong> posizione adeguata<br />

nel governo del territorio, recuperando il ruolo funzionale che le compete<br />

relativamente alla sfera produttiva, alla difesa dell’ambiente e alla tutela e alla va-<br />

45 Vedi nota 2 pag 16<br />

46 Vedi nota 2 pag 16<br />

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