Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...
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Considerazioni conclusive<br />
complica il rapporto tra amministrazioni locali e agricoltori, è dato da un eccesso<br />
e da <strong>una</strong> sovrapposizione normativa, che finisce per generare confusione nel rispetto<br />
e nell’applicazione delle norme.<br />
Per verificare l’ipotesi, la lettura e l’analisi degli strumenti urbanistici sono state<br />
orientate in modo da individuare tre elementi: i parametri presi in considerazione<br />
per la pianificazione delle aree agricole, i fattori di criticità del settore agricolo<br />
e le proposte avanzate per il suo sviluppo e la sua valorizzazione.<br />
In merito al primo elemento si è potuto verificare che tutti gli strumenti urbanistici<br />
esaminati fanno riferimento ad <strong>una</strong> prima classificazione dei suoli, basata su<br />
parametri di tipo pedo-agronomico (PUT 1983), che ha portato alla zonizzazione<br />
delle “aree di particolare interesse agricolo”. Queste aree sono state delimitate e<br />
“vincolate” a livello regionale ed ai comuni è stata data la possibilità di declassificare<br />
i suoli, se già compromessi. Per le aree agricole considerate “non di pregio”<br />
non è stata prevista ness<strong>una</strong> forma di tutela, ma è stato concesso ai Comuni di individuare<br />
nel proprio territorio aree “di particolare interesse agricolo” nelle zone<br />
collinari e montane (cfr. paragrafo 6.1.1.), <strong>una</strong> possibilità che i comuni, almeno<br />
quelli dell’area di studio, non hanno utilizzato facendo generalmente prevalere,<br />
alla funzionalità dell’agricoltura e alla tutela delle aree agricole, strategie “urbane”.<br />
Le aree agricole infatti sono state considerate e classificate in alcuni casi in<br />
base alla loro posizione (cfr. paragrafo 6.2.3.) e al ruolo principale (paesaggistico<br />
ad Assisi, “cuscinetto” per il contenimento dell’espansione urbana a Bastia,…)<br />
loro assegnato. Esemplare il caso di Assisi che, partendo dall’analisi economica e<br />
sociale del settore e riconoscendo all’agricoltura un ruolo produttivo nel primo<br />
PRG, fa prevalere nei successivi strumenti urbanistici, sia <strong>nella</strong> fase programmatica<br />
che in quella pianificatoria, la valenza paesistica di questi spazi (cfr. paragrafo<br />
6.2.1.). I Comuni di Bastia Umbra, Bettona e Cannara si sono limitati ad adeguarsi<br />
ai piani sovraordinati, senza dotarsi di <strong>una</strong> specifica regolazione per organizzare e<br />
gestire gli spazi agricoli; nel caso di Bastia per <strong>una</strong> continua erosione determinata<br />
da un forte sviluppo industriale e insediativo, nel caso degli altri due comuni per<br />
la mancanza di uno strumento urbanistico adeguato (PRG) (Bettona ha adottato il<br />
suo primo PRG nel 2008 e Cannara deve ancora completare la sua redazione). Inoltre<br />
l’analisi ha evidenziato come questi tre Comuni, solo dopo il 2000, hanno<br />
inserito nei loro strumenti urbanistici alcuni parametri di tipo strutturale ed economico<br />
(RLS, numero aziende, numero addetti.), utilizzati soprattutto <strong>nella</strong> parte<br />
strutturale del piano al fine di descrivere l’inquadramento del contesto territoriale.<br />
Nonostante queste carenze si sta affermando, in questa fase di formazione e riformulazione<br />
dei nuovi strumenti urbanistici (cfr. paragrafo 6.2.4.), <strong>una</strong> <strong>maggiore</strong><br />
attenzione alle problematiche del settore attraverso il coinvolgimento degli agricoltori,<br />
come è avvenuto a Cannara e a Bettona anche se solo in parte e sulla spinta<br />
dell’emergenza (cfr. Capitolo IX). Anche a livello regionale i nuovi strumenti<br />
urbanistici (PPR e DST) che si stanno approntando sembrano porre <strong>maggiore</strong> at-<br />
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