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Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...

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Considerazioni conclusive<br />

tenzione alle dinamiche e alle trasformazioni del territorio e alla prevenzione dei<br />

rischi che ne possono derivare al settore agricolo (cfr. paragrafo 6.1.3.).<br />

In relazione al secondo elemento, quello dei fattori di criticità e debolezza del<br />

settore agricolo, gli strumenti di pianificazione analizzati (cfr. Capitoli sei e sette)<br />

concordano nell’indicare due questioni cruciali: l’abbandono dell’attività soprattutto<br />

nelle zone alto-collinari e montane e il mancato ricambio generazionale.<br />

Dall’indagine diretta emerge <strong>una</strong> situazione più complessa, dove molteplici sono i<br />

“punti deboli” del settore (cfr. paragrafo 9.4.), indicati solo in parte e solo in alcuni<br />

strumenti (cfr. paragrafi 6.1.1., 6.2.4., 7.1.). Inoltre l’abbandono dell’attività<br />

agricola sembra prevalere nelle zone collinari e montane, ma si ritrova anche nelle<br />

zone più fertili della pianura umbra, in cui le aziende sono soggette a pressione<br />

urbana e sottoposte a vincoli e/o situazioni “conflittuali” che ne limitano l’attività<br />

(cfr. paragrafo 9.4.). Le difficoltà nel ricambio generazionale, invece, sembrano<br />

più legate alle tipologie aziendali, quindi alla dimensione economica e<br />

all’orientamento tecnico economico, che non alla posizione delle aziende (pianura,<br />

collina, montagna) (cfr. schema 1. Matrice delle strategie).<br />

Infine in merito al terzo elemento, relativo alle proposte per valorizzare<br />

l’agricoltura dell’area di studio, tutti gli strumenti analizzati evidenziano la necessità<br />

di favorire un’agricoltura a basso impatto, multifunzionale e legata al territorio<br />

sia per le produzioni (prodotti tipici) che per le funzioni (mantenimento paesaggio,<br />

gestione dell’ambiente, filiera corta); mentre per disincentivare<br />

l’abbandono delle aree montane viene promossa l’attività agrituristica e servizi<br />

legati al turismo rurale. Queste indicazioni risultano molto generiche rispetto alle<br />

esigenze e alle puntuali proposte degli agricoltori, raccolte <strong>nella</strong> fase di indagine<br />

(cfr. paragrafo 9.4), prova ne sia che alcuni imprenditori non riescono a differenziare<br />

l’attività, hanno molte difficoltà <strong>nella</strong> commercializzazione del prodotto, nonostante<br />

la sua qualità e “tipicità” e i metodi di produzione biologici, e l’attività<br />

agrituristica è sovradimensionata rispetto alla domanda (cfr. paragrafo 8.1.).<br />

In questo senso la concertazione diventa uno strumento non accessorio, ma indispensabile<br />

per il permanere dell’agricoltura nei prossimi anni e per governare<br />

questi spazi in un momento di difficile transizione. Un più ampio coinvolgimento<br />

degli agricoltori influirebbe sia su <strong>una</strong> <strong>maggiore</strong> chiarezza e trasparenza delle<br />

normative, che sul coordinamento delle competenze dei differenti Enti. Sarebbe<br />

inoltre di aiuto a questi ultimi per capire le problematiche dell’agricoltura e le esigenze<br />

espresse dagli imprenditori, come è avvenuto sia pure con limiti nei Comuni<br />

di Cannara e Bettona, per arrivare anche alla definizione di proposte mirate (es.<br />

isola ecologica, impianti di stoccaggio, normazione delle attività extra agricole in<br />

area agricola) che implicano necessariamente un sostegno e <strong>una</strong> condivisione da<br />

parte delle amministrazioni com<strong>una</strong>li (cfr. Capitolo nove).<br />

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