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Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...

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Considerazioni conclusive<br />

re l’attività ed in alcuni casi anche a scegliere la “non coltivazione”, pur rispettando<br />

i requisiti richiesti dalle misure della condizionalità ambientale.<br />

Questa nuova condizione, unita al probabile andamento assai variabile dei<br />

prezzi delle principali commodities, potrebbe portare un numero non trascurabile<br />

di aziende ad abbandonare l’attività produttiva intesa in senso proprio, con la conseguente<br />

“non utilizzazione” dei terreni agricoli e con effetti negativi dal punto di<br />

vista ambientale e paesaggistico. Tutto ciò richiede ovviamente <strong>una</strong> rinnovata attenzione<br />

nei confronti dell’unità di impresa, che si trova di fronte ad <strong>una</strong> scelta fra<br />

le più utili strategie competitive (Canali, 2008). Come mostra anche il “Triangolo<br />

di Van der Ploeg” ormai la ricerca del valore in agricoltura si svolge in tre direzioni:<br />

quella dell’approfondimento “deepening” 193 , dell’allargamento “broadening”<br />

194 e del riposizionamento “re-grounding” 195 (Ploeg van der et al., 2002),<br />

aspetti che in questo lavoro non è stato possibile approfondire adeguatamente, ma<br />

di cui è necessario tenere conto.<br />

Seconda ipotesi:<br />

2. Si parte dall’ipotesi che fino ad ora i parametri adottati <strong>nella</strong> pianificazione delle aree<br />

agricole siano stati subordinati all’espansione della città sulla campagna, dove la “vocazionalità”<br />

dei luoghi e la strategia di sviluppo delle città hanno prevalso sulla funzionalità<br />

dell’agricoltura. Questo ha portato ad <strong>una</strong> scarsa considerazione degli spazi agricoli<br />

“ordinari” (non “di pregio”) all’interno degli strumenti urbanistici. Si vuole qui dimostrare<br />

che questo momento “di transizione” del settore agricolo, determinato non solo da un<br />

diverso orientamento delle politiche agricole e dei modelli di governance che si stanno<br />

sviluppando, ma soprattutto dalla mutazione delle caratteristiche strutturali e sociali del<br />

settore, può essere gestito con successo solo adottando pratiche di co-costruzione degli<br />

spazi. Quindi è necessario aprire un tavolo di concertazione tra gli agricoltori e gli amministratori<br />

locali, affinché i primi partecipino attivamente alle scelte di pianificazione e<br />

programmazione territoriale e gli amministratori si impegnino a preservare gli spazi agricoli,<br />

mantenendone la funzionalità.<br />

Rispetto all’impianto dell’ipotesi, a seguito della ricerca svolta (cfr. Capitolo<br />

V) la realtà si è mostrata più complessa e contraddittoria. Da un lato si è verificato<br />

un differente posizionamento delle amministrazioni locali riguardo agli strumenti<br />

urbanistici, a seconda della loro area di competenza (Regione, Provincia, Comprensorio,<br />

Comuni); dall’altro, nel periodo di tempo preso in esame (1958-2009),<br />

si è potuta evidenziare un’evoluzione delle prospettive, anche in relazione al mutare<br />

delle dinamiche socio-economiche. Un elemento, emerso chiaramente e che<br />

193 Vedi nota 179.<br />

194 Vedi nota 180.<br />

195 Il riposizionamento concerne tutte le attività esterne a quella agricola, ma integrate e complementari con essa<br />

nell’ambito rurale allo scopo di fornire occasioni di impiego ai fattori di produzione (lavoro in primo luogo, ma anche<br />

mezzi meccanici, ecc.) e opportunità di reddito integrative all’agricoltore e alla famiglia agricola. E’ questo l’ambito delle<br />

attività più propriamente connesse all’<strong>integrazione</strong> rurale e al miglioramento della qualità della vita.<br />

195

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