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Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...

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Tematica della ricerca<br />

ne regolativa ad area vasta» (Paone, 1997: 12), oltre al fatto che, rispetto a quella<br />

com<strong>una</strong>le, richiede tempi più lunghi e impegni più consistenti per la sua elaborazione<br />

e per la sua gestione.<br />

La necessità di salvaguardare le aree agricole, limitando il consumo del suolo,<br />

emerge anche dalle leggi nazionali e regionali promulgate alla fine degli anni Settanta.<br />

Esempi di questo orientamento sono offerti dalla legge n. 10/1977 (“Norme<br />

per la edificabilità dei suoli”), che prevede la gratuità della concessione edilizia<br />

per le opere da realizzare nelle zone agricole in funzione della conduzione del<br />

fondo e delle esigenze dell’imprenditore e dalla legge n. 475/1978 (“Norme per<br />

l’edilizia residenziale”), che prevede agevolazioni finanziarie per migliorare le<br />

condizioni di vita nelle campagne e la concessione di mutui a tasso agevolato per<br />

costruzione, ampliamento e riuso dei fabbricati.<br />

Questa problematica è presente anche nelle normative emanate dalle Regioni, a<br />

cui viene attribuita la competenza di individuare e perimetrare le aree agricole<br />

(Masini, 1995), e da cui emerge <strong>una</strong> «spinta precisa al superamento della concezione<br />

“urbana” dell’intervento urbanistico in area agricola, […] per incidere sui<br />

fattori produttivi e anzi, partendo dalla pianificazione degli stessi, per giungere a<br />

definire l’assetto del territorio» (Falasca, 1983: 92). Esempi in questa direzione<br />

sono offerti dall’individuazione di <strong>una</strong> superficie agricola minima di intervento di<br />

estensione variabile in funzione di categorie colturali (LR Veneto 58/1978; LR<br />

Toscana 10/1979); e dal riconoscimento del nesso causale che intercorre fra le esigenze<br />

produttive e il fabbisogno edilizio per residenza e servizi, attraverso la<br />

correlazione delle possibilità edificatorie con la dimensione della famiglia conduttrice<br />

(LR Abruzzo 13/1974), con il numero di addetti (LR Toscana 10/1979) o con<br />

le categorie di colture in atto o di progetto (LR Piemonte 56/1977, LR Veneto<br />

58/1978, LR Emilia Romagna 10/1979), oppure con le caratteristiche e con le<br />

dimensioni fondiarie dell’azienda (LR Umbria 53/1974) (Patrizi, 1983; Masini,<br />

1995).<br />

Altro problema specifico che viene sollevato alla fine degli anni Settanta, soprattutto<br />

a seguito di uno studio dell’OECD 40 (1979) e dalle precedenti raccomandazioni<br />

del suo Comitato Agricoltura (1977), è la gestione delle “frange urbane” e<br />

dell’agricoltura periurbana come aspetti specifici di studio e di intervento.<br />

L’OECD sottolinea l’importanza che <strong>nella</strong> pianificazione territoriale vi sia <strong>una</strong><br />

<strong>maggiore</strong> attenzione verso l’agricoltura periurbana e le esigenze delle aziende agricole,<br />

attraverso la partecipazione attiva degli attori al processo pianificazione<br />

territoriale, in considerazione delle funzioni che svolgono (produttive, sociali, tutela<br />

ambientale, etc.) e dell’importanza che assumono soprattutto nelle grandi cit-<br />

40 OECD è l’acronimo di Organisation for Economic Co-operation and Development, l’organismo internazionale creato nel<br />

1948 fra i paesi europei con l’iniziale obiettivo di gestire gli aiuti statunitensi dello European Recovery Program, meglio<br />

noto come Piano Marshall. L’organizzazione assume denominazioni differenti a secondo della lingua utilizzata: OCSE<br />

(Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico); OCDE (Organisation de Coopération et de Développement<br />

Économiques).<br />

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