Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...
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Conflitti e contrasti in atto<br />
A questo punto si è posto il problema di scegliere fra le varietà in uso quella<br />
che potesse essere considerata “La Cipolla di Cannara” e l’Associazione Slow<br />
Food ha provveduto a raccogliere le popolazioni di cipolla coltivate nel territorio<br />
com<strong>una</strong>le per accertare se, grazie alla continuità della loro coltivazione nel tempo<br />
nelle particolari condizioni geopedologiche e microclimatiche della zona, fosse<br />
identificabile un ecotipo con caratteristiche tali da poter essere identificato come<br />
“Cipolla di Cannara”.<br />
Nel frattempo (2003) è stato istituito il Consorzio dei Produttori della Cipolla<br />
di Cannara con la principale funzione di organizzare e assistere le aziende associate<br />
lungo tutta la filiera, dalla produzione alla raccolta, dalla conservazione alla<br />
commercializzazione del prodotto. La costituzione del Consorzio contribuiva a<br />
risolvere molti problemi tecnici, economici e di marketing, promuovendo la coltura<br />
e il relativo territorio. Il Consorzio, per cercare di contraddistinguere il prodotto<br />
e vincolare la sua produzione all’interno dei confini com<strong>una</strong>li, ha redatto un disciplinare<br />
che definiva il metodo di coltivazione del prodotto e le sue caratteristiche.<br />
In questo modo veniva tutelato e identificato un prodotto specifico (la Cipolla<br />
di Cannara), ma venivano anche imposti “vincoli” alla sua produzione, definendo<br />
la quantità del prodotto in rapporto agli ettari coltivati, e il periodo di semina e<br />
raccolta, in modo da assicurare alcune caratteristiche organolettiche.<br />
Questa regolazione ha generato alcuni contrasti tra i produttori in merito alla<br />
gestione del Consorzio e ai metodi di produzione della cipolla.<br />
In primo luogo, non tutti sono disponibili ad “autotassarsi” per sostenere la gestione<br />
del Consorzio, versando parte (circa il 10%) dei ricavi, peraltro modesti;<br />
poi non tutti sono concordi nel dover sottostare al Disciplinare, sia perché molti<br />
agricoltori coltivano le cipolle anche fuori il confine com<strong>una</strong>le, sia perché anticipano<br />
la raccolta del prodotto rispetto al periodo fissato, a discapito della sua qualità.<br />
Infine, le divergenze si sono manifestate anche su altre due questioni: sulla<br />
scelta di <strong>una</strong> sola “Cipolla di Cannara” fra le varietà coltivate (magari orientandosi<br />
sulla Dorata, piuttosto che sulla Rossa per non competere con la più famosa Cipolla<br />
di Tropea) e, soprattutto, sulla scelta fra da un lato la creazione di un nuovo<br />
Consorzio e quindi di un nuovo Disciplinare, accogliendo la proposta di Slow<br />
Food per caratterizzare ulteriormente il prodotto locale, e dall’ altro la sua <strong>integrazione</strong><br />
nel Consorzio e nel Disciplinare esistente.<br />
Ad alimentare questa situazione di incertezza ha contribuito anche la revisione<br />
degli ambiti di competenza delle Comunità Montane, con il risultato che il Presidio<br />
Slow Food della “Cipolla di Cannara”, che era sostenuto dalla Comunità Montana<br />
del Trasimeno, è stato ritirato 192 .<br />
Mentre all’inizio quasi tutti i produttori di cipolla (circa <strong>una</strong> trentina) sembravano<br />
intenzionati ad aderire al Consorzio, solo sei sono i soci attuali e <strong>una</strong> decina<br />
192 Attualmente i Presidi Slow Food in Umbria riguardano la “Fagiolina del Trasimeno”, la “Roveja di Civita di Cascia” e il<br />
“Sedano Nero di Trevi”.<br />
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