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Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...

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L’area di studio: i comuni di Assisi, Bastia Umbra, Bettona e Cannara<br />

un’economia di mercato. Anche per le aziende a salariati e per le cooperative veniva<br />

auspicata l’adozione di ordinamenti colturali particolari, con spiccata specializzazione<br />

produttiva, con particolare riguardo al settore zootecnico.<br />

Per realizzare tali prospettive (di superamento della mezzadria, di spinta verso<br />

nuove forme aziendali, di trasformazione degli ordinamenti colturali), il Piano<br />

Regionale proponeva <strong>una</strong> serie di interventi 72 da attuarsi attraverso un Piano regionale<br />

di conversione e sviluppo dell’agricoltura, che avrebbe dovuto avere come<br />

obiettivi: il mutamento degli ordinamenti colturali, il consolidamento di <strong>una</strong> razionale<br />

struttura delle aziende agrarie, la riduzione del valore dei terreni ed il miglioramento<br />

<strong>nella</strong> dotazione di capitali, l’istituzione dell’Ente Regionale di Sviluppo<br />

dell’agricoltura ed il coordinamento delle varie iniziative.<br />

Non tutti gli interventi previsti sono stati realizzati e anche quando sono stati<br />

attuati, come nel caso della costituzione dell’Ente di sviluppo dell’agricoltura, le<br />

finalità ed i compiti si sono rivelati diversi da quelli individuati dal Piano regionale.<br />

Gli incentivi, infine, sono stati solo parzialmente finalizzati allo sviluppo<br />

dell’impresa coltivatrice, che non è riuscita a raggiungere basi e dimensioni economiche<br />

adeguate.<br />

Intanto, in assenza di validi rimedi la situazione in agricoltura continuava ad<br />

aggravarsi.<br />

Nell’analisi di Desplanques il declino della mezzadria opera per fasi ed è attribuibile<br />

innanzitutto alla disgregazione del nucleo familiare patriarcale con la scissione<br />

generazionale, poi alla diminuzione delle famiglie mezzadrili con il mutare<br />

dell’attività professionale, infine, al progressivo abbandono dei poderi a partire da<br />

quelli montani (Desplanques, 1975). Occorre anche considerare, come sostiene<br />

Emilio Sereni, che questo declino non colpisce solo <strong>una</strong> forma di conduzione, ma<br />

riflette la più ampia e grave crisi dell’agricoltura in generale provocata: «da un<br />

crescente distacco complessivo di produttività e di rendimento tra industria e agricoltura<br />

[…]; da un’accelerata riduzione del reddito complessivo prodotto in<br />

agricoltura […]; da un ulteriore aggravamento dello squilibrio fra Settentrione e<br />

Mezzogiorno nel livello e nei ritmi dello sviluppo agricolo […]; da un massiccio<br />

esodo rurale» (Sereni, 1961: 23-24).<br />

D’altra parte, mentre non era più conveniente vivere in due (padrone e colono)<br />

nello stesso podere, l’espansione dei settori dell’industria, dell’artigianato, del<br />

commercio e dei servizi offriva nuove opportunità di lavoro.<br />

In quegli anni anche <strong>nella</strong> Valle Umbra Nord molti mezzadri hanno abbandonato<br />

l’agricoltura e si sono trasferiti in città, cercando occupazione in altri settori<br />

trasformandosi così in operai, artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, ferro-<br />

72 Gli interventi proposti erano: <strong>una</strong> più efficiente politica di concessione dei crediti, orientata a favorire la riorganizzazione<br />

delle imprese agricole; <strong>una</strong> più elevata retribuzione del lavoro mezzadrile; la formazione e lo sviluppo di cooperative agricole<br />

da parte dei mezzadri e dei coltivatori diretti; la liberalizzazione delle disdette dopo un certo arco temporale; indirizzi<br />

per modificare gli ordinamenti colturali in direzione tale da sfruttare al massimo le possibilità di meccanizzazione o di<br />

razionalizzazione delle operazioni colturali, onde assicurare un indirizzo mercantile alle produzioni agricole.<br />

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