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Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...

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Considerazioni conclusive<br />

11.1 Verifica delle ipotesi<br />

La prima ipotesi che si è inteso verificare è la seguente:<br />

1- Si ritiene che per preservare gli spazi agricoli sia necessario considerare nel processo<br />

di pianificazione territoriale la struttura socio-economica delle aziende presenti nel<br />

territorio e le strategie degli imprenditori agricoli, ponendo al centro dell’attenzione<br />

l’unità aziendale. Infatti il mantenimento degli spazi agricoli dipende dalle strategie degli<br />

imprenditori, in evoluzione nel contesto attuale a causa della riforma della Politica Agricola<br />

Comune del 2013, dello stato di crisi del settore (aumento dei costi, fluttuazione dei<br />

prezzi di vendita dei prodotti, globalizzazione del mercato) e della struttura socioeconomica<br />

delle aziende (elevata età media degli imprenditori agricoli, difficoltà nel ricambio<br />

generazionale, polverizzazione aziendale, offerta dei prodotti frammentata). Si<br />

ritiene che il 2013 in Italia sarà un “anno soglia” oltre il quale si potrebbe verificare <strong>una</strong><br />

diminuzione del numero di agricoltori e di terre coltivate sia a seguito dei processi di urbanizzazione<br />

che dell’abbandono di molti agricoltori, di un’ agricoltura part-time accessoria<br />

e quindi poco remunerativa.<br />

Come si è evidenziato nel primo capitolo, il settore agricolo si trova in un momento<br />

di transizione, dovuto non solo ad un diverso orientamento delle politiche<br />

agricole e di pianificazione territoriale, ma anche, come mostrato <strong>nella</strong> parte empirica<br />

(cfr. Capitoli otto e nove), alle caratteristiche strutturali e sociali del settore.<br />

Il lavoro di indagine ha messo in evidenza che la struttura socio-economica<br />

delle aziende nell’area di studio (cfr. paragrafo 8.1.) trova corrispondenza con i<br />

dati medi italiani (cfr. paragrafo 3.3.), confermandone la debolezza strutturale e la<br />

prevalenza di aziende piccole, con bassa richiesta di manodopera (cfr. paragrafo<br />

8.2.). Caratteristiche determinate anche dal sistema mezzadrile (cfr. paragrafo<br />

5.2.1.) che con la sua fine ha lasciato in eredità <strong>una</strong> struttura socio-economica debole,<br />

basata su aziende di proprietà, di dimensioni limitate e frammentate (cfr. paragrafo<br />

9.1.). L’agricoltura, in Umbria, costituisce uno dei pochi settori che rimane<br />

ancorato all’ereditarietà del mestiere legato al possesso della terra. Ne deriva<br />

che, oltre al fattore più importante, quello della remuneratività dell’attività, nelle<br />

strategie imprenditoriali entrano in gioco anche altri fattori determinati da strategie<br />

di tipo familiare (cfr. paragrafo 9.3.). In questo contesto si sviluppano strategie<br />

imprenditoriali che sono difficilmente “classificabili” e “prevedibili” a priori sulla<br />

base di dati quantitativi (cfr. paragrafo 9.2.). Inoltre, la Politica Agricola Comune,<br />

sempre più indirizzata a sostenere un’agricoltura multifunzionale e a far decollare<br />

un’agricoltura competitiva (cfr. paragrafo 2.2.), spinge gli imprenditori agricoli a<br />

differenziare le proprie funzioni e facilita la permanenza nel settore solo degli agricoltori<br />

più dinamici e competitivi, in quanto <strong>maggiore</strong> è il rischio che devono<br />

assumersi. Infatti coloro che conducono aziende di piccole dimensioni (fisiche ed<br />

economiche) che non hanno differenziato la loro produzione, si dichiarano intenzionati<br />

a cessare l’attività produttiva, se l’aiuto venisse eliminato (cfr. paragrafo<br />

9.1.). Fino ad ora il sostegno comunitario è stato per loro un incentivo a continua-<br />

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