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Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...

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L’evoluzione del concetto di spazio rurale e di agricoltura nel territorio e <strong>nella</strong> Politica<br />

Agricola Comunitaria<br />

I Progetti agriurbani sono stati definiti come un “projet de territoire” (generalmente<br />

periurbano), in cui le necessità della città in termini di spazio o di infrastrutture<br />

e di qualità della vita, sono prese in considerazione al pari delle necessità<br />

di un’attività agricola funzionale (Vidal, Fleury, 2009b).<br />

Il Progetto Integrato Territoriale (PIT) è uno strumento di attuazione dei<br />

fondi strutturali dell'Unione Europea, attraverso il quale si è operato in più settori<br />

con interventi caratterizzati da <strong>una</strong> forte <strong>integrazione</strong> e convergenti sul comune<br />

obiettivo dello sviluppo del territorio. Introdotti in Italia nel Quadro Comunitario<br />

di Sostegno (QCS) 2000-2006, come modalità di «attuazione della politica regionale<br />

per favorire l’<strong>integrazione</strong> delle politiche sul medesimo territorio e per attribuire<br />

priorità alla produzione locale di beni pubblici» (QSN, 2007: 64), sono stati<br />

indicati come modello di progettazione anche per la programmazione 2007-2013<br />

nel Quadro Strategico Nazionale (QSN), proprio per la loro dimensione territoriale<br />

e la loro capacità di valorizzare le specifiche identità e potenzialità dei differenti<br />

sistemi locali. La progettazione integrata si ritrova anche nel Piano Strategico<br />

Nazionale (PSN), inserita nell’asse IV del Programma LEADER, che ha come<br />

finalità proprio il «rafforzamento della capacità progettuale e gestionale locale» e<br />

il «miglioramento della partecipazione locale alla definizione delle politiche»<br />

(PSN, 2006: 97).<br />

Tutti e tre i modelli hanno <strong>una</strong> dimensione “territoriale” ma il PIT si differenzia<br />

dagli altri in quanto la pianificazione coinvolge tutti i settori produttivi presenti<br />

nello spazio rurale, non solo quello agricolo, che vengono considerati in un solo<br />

progetto di sviluppo e di governance. Si tratta dunque di un’esperienza che, sulla<br />

scia dei Progetti LEADER, cerca di integrare la programmazione agricola con la<br />

pianificazione territoriale all’interno di <strong>una</strong> dimensione territoriale adeguata alle<br />

scelte pianificatorie.<br />

OBIETTIVI E FINALITÀ<br />

Gli obiettivi dei diversi “progetti” riflettono i motivi per cui sono nati e le definizioni<br />

del “modello” che hanno scelto.<br />

I parchi agricoli, pur <strong>nella</strong> diversità dei contesti, presentano obiettivi simili<br />

volti alla ricerca dell’equilibrio tra l’aspetto di “protezione”, affidato a normative<br />

di tutela della qualità ambientale, naturalistica o culturale, e di valorizzazione della<br />

“produzione”, attraverso la diversificazione delle attività e il mantenimento del<br />

paesaggio e dell’ambiente. Si parte dall’ipotesi che «la fruizione pubblica del territorio<br />

agricolo si accompagna all’attività primaria accordandosi con questa, anche<br />

modificandone alcune modalità, introducendo per esempio tecniche ambientalmente<br />

più consapevoli, ma comunque presuppone il carattere economico<br />

dell’agricoltura, disciplinato dal mercato. In realtà il Parco agricolo presuppone<br />

un mercato protetto per i beni prodotti al suo interno, legato a un sistema di sostegno<br />

dei prezzi e di incentivi motivati dalle finalità ambientali di quella produ-<br />

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