Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...
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L’area di studio: i comuni di Assisi, Bastia Umbra, Bettona e Cannara<br />
delle necessarie opere di manutenzione idraulica l’intero territorio, sottoposto pertanto<br />
a ricorrenti impaludamenti provocati dal fitto reticolo idrografico, ben evidenziato<br />
<strong>nella</strong> mappa disegnata da Francesco Sforzini nel 1690 (Fig. 5.1).<br />
Fig. 5.1 – Francesco Sforzini, 1690, particolare della “Pianta <strong>nella</strong> quale si mostrano abbozzatamente<br />
tutti gli fiumi, torrenti, fossi e forme esistenti della Valle dell’Umbria […]<br />
settembre 1690, copia per mano del Signor Francesco Bettini Geometra piemontese”<br />
68<br />
Fonte: Archivio di Stato, Foligno<br />
L’unica opera idraulica di rilievo fu eseguita nel 489 dal re ostrogoto Teodorico<br />
<strong>nella</strong> Piana di Spoleto e, solo dopo il X secolo, i monaci benedettini si occuparono<br />
in modo sistematico della bonifica, sia pure limitatamente alle aree di loro<br />
pertinenza. Per meglio comprendere queste problematiche occorre però considerare<br />
il diverso atteggiamento nei confronti del governo delle acque e della bonifica<br />
in particolare, affermatosi soprattutto in epoca tardo medievale. A quel tempo,<br />
infatti, le acque “vive” dei fiumi erano sfruttate come fonte di energia per alimentare<br />
molini da grano e da olio oppure gualchiere per i panni, mentre le acque<br />
“morte” delle paludi erano utilizzate per la pesca e per la caccia e fornivano importanti<br />
risorse alimentari. Ciascuno era interessato al proprio tornaconto senza<br />
preoccuparsi delle conseguenze che le proprie azioni potevano provocare a monte<br />
o a valle. Questa indifferenza ha generato secolari conflitti fra le comunità locali<br />
per l’attribuzione della responsabilità dei danni e degli interventi di manutenzione.