Verso una maggiore integrazione dell'agricoltura nella ...
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Tematica della ricerca<br />
il DPR 8/1972). La regolazione degli interventi avviene attraverso le “zonizzazioni”,<br />
che attribuiscono destinazioni d’uso alle varie parti del territorio com<strong>una</strong>le, e<br />
le “localizzazioni”, che riguardano la rete dei servizi e delle infrastrutture pubbliche.<br />
La realizzazione degli interventi previsti dal PRG è affidata ai piani attuativi<br />
(Piano Particolareggiato, Piano di Recupero, Piano per Insediamenti Produttivi,<br />
ecc.).«Il piano regolatore generale deve considerare la totalità del territorio com<strong>una</strong>le»<br />
e deve, fra l’altro, indicare «la divisione in zone del territorio com<strong>una</strong>le<br />
con la precisazione delle zone destinate all'espansione dell'aggregato urbano e la<br />
determinazione dei vincoli e dei caratteri da osservare in ciasc<strong>una</strong> zona», in particolare<br />
«nelle zone a carattere storico, ambientale, paesistico» (art.7, L n.<br />
1150/1942). Il PdF era stato concepito come uno strumento più agile e semplice,<br />
di cui si dovevano dotare tutti i comuni che non erano obbligati ad approvare un<br />
PRG, in quanto si limita ad indicare le zone di espansione degli abitati ed i tipi<br />
edilizi delle aree fabbricabili. Con il trasferimento delle competenze in materia<br />
urbanistica alle regioni, questo strumento è stato progressivamente abbandonato e<br />
sostituito con il PRG.<br />
Tra i primi PRG, che si sono posti l’obiettivo di salvaguardare l’agricoltura, in<br />
particolare quella delle aree più produttive, e di conservare il paesaggio agrario, si<br />
possono citare quello di Siena, elaborato nel 1956 da Luigi Piccinato e Piero Bottoni,<br />
e quello di Assisi, progettato da Giovanni Astengo nel 1958. In questi piani<br />
viene posto un vincolo di inedificabilità su parte del territorio agricolo individuato<br />
come area rurale “di protezione paesistica”. Inoltre in quello di Assisi vengono<br />
introdotti indicatori specifici per la determinazione delle aree agricole. In particolare<br />
trova applicazione il metodo per la determinazione dell’“l’unità nutritiva elementare”<br />
33 elaborata da Giovanni Astengo e Mario Bianco nel 1945 per definire<br />
«la più conveniente distanza tra un centro abitato e il terreno agricolo di approvvigionamento<br />
e l’ampiezza di tale terreno» (Astengo, Bianco, 1945: 7). Questa<br />
metodologia è stata poi adottata dal Ministero dei Lavori Pubblici ed inserita nei<br />
“Criteri di indirizzo per lo studio dei Piani territoriali di coordinamento in Italia”<br />
34 , in attuazione di quanto previsto dall’art. 5 della legge n. 1150/1942. In anni<br />
più recenti, questa visione dell’agricoltura all’interno della pianificazione è stata<br />
criticata, perché sostanzialmente limitata al soddisfacimento dell’autoconsumo e<br />
fondata essenzialmente su un’analisi dei caratteri fisici del territorio e dell’unità<br />
nutritiva di un dato luogo “fed”, sia pure apprezzandone <strong>nella</strong> sua ispirazione <strong>una</strong><br />
«sensibilità che s’è poi perduta» (Karrer, 1983: 27).<br />
33 L’Unità nutritiva elementare viene definita come “area messa a coltura necessaria ad alimentare un abitante di <strong>una</strong> data<br />
località”. Unità di misura dell’area nutritiva è il “fed” (unità nutritiva di un dato luogo). La definizione del metodo di calcolo<br />
viene elaborata da Giovanni Astengo e Mario Bianco nel 1945, ispirandosi agli studi degli anni Trenta del tedesco<br />
Feder , a cui fa riferimento il nome dell’unità di misura.<br />
34 I criteri di indirizzo forniti dal Ministero dei Lavori Pubblici per la formazione dei Piani regionali di coordinamento<br />
territoriale, citando espressamente l’opera di Astengo e Bianco, richiedevano il calcolo sia del bilancio agrario per le circoscrizioni<br />
territoriali, costituito dal rapporto fra la produzione agraria e il fabbisogno nutritivo della popolazione, sia del<br />
reddito agrario per ogni elemento territoriale (Ministero dei Lavori Pubblici, 1952, vol. II: 39-42).<br />
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