hacktivism: la liberta' nelle maglie della rete - Dvara.Net
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del 1991 al<strong>la</strong> Galleria d'Arte Moderna di Bologna all'interno del<strong>la</strong> mostra<br />
"Anni Novanta" a cura di R. Barilli, mentre il suo codice fu pubblicato<br />
nel<strong>la</strong> seconda e terza di copertina del libro "Opposizioni '80" realizzato<br />
sempre da Tozzi nel 199116. Nel 1994 Tozzi propose all'interno di un<br />
articolo pubblicato sul<strong>la</strong> rivista Decoder (Tozzi, 1994) l'idea di usare i<br />
virus come nuovo modello di distribuzione editoriale.<br />
Sempre nel 1989 Tozzi conia il termine "Hacker art", lo utilizza<br />
all'interno di alcune opere d'arte e lo teorizza ad agosto nel libretto<br />
"Happening/Interattivi sottosoglia" (Tozzi, 1989), che distribuisce durante<br />
le mostre <strong>nelle</strong> gallerie ufficiali, così come all'interno dei circuiti<br />
alternativi. Nell'estate realizza un'immagine con una grande scritta Hacker<br />
Art (l'immagine di copertina di questo libro) che verrà pubblicata l'anno<br />
successivo nell'antologia "Cyberpunk" edita dal<strong>la</strong> Shake Edizioni e che<br />
verrà pubblicata in seguito su quotidiani, libri e riviste varie.<br />
Nel testo "Happening/Interattivi sottosoglia" si legge: "...ritengo una<br />
prima condizione necessaria, ma non sufficiente, per poter un atto essere<br />
opera d'arte, come il fatto che non possa essere riconosciuta come tale<br />
(...) Happening e interattivi poiché quello era il problema principale<br />
dell'happening, <strong>la</strong> partecipazione del pubblico all'evolversi dell' azione.<br />
Non un oggetto d'arte, ma un'interazione tra cose e individui. Interattivi<br />
come sembra iniziare a essere <strong>la</strong> prevalenza dei sistemi di informazione<br />
attuali; dunque nel<strong>la</strong> "normalità" del<strong>la</strong> pratica interattiva quotidiana,<br />
nell'anonimità del<strong>la</strong> norma, si può mascherare <strong>la</strong> propria azione<br />
interattiva. (...) Sottosoglia perche devono agire come virus, virus in un<br />
dischetto del computer. Bisogna fare arte come <strong>la</strong> fanno gli hackers (...).<br />
Bisogna, come da sempre, <strong>la</strong>vorare negli interstizi che il sistema <strong>la</strong>scia<br />
aperti e incontrol<strong>la</strong>ti" (Tozzi, 1989).<br />
Il 1990 inizia con l'operazione Sun Devil negli Stati Uniti (vedi Controllo<br />
e Repressione) in cui vengono sequestrate BBS ed arrestati hacker colpevoli<br />
solo di essere in quel momento un po' troppo famosi nell'underground<br />
telematico.<br />
W. Hol<strong>la</strong>nd del CCC afferma che un po' di tempo addietro un "coordinamento<br />
che <strong>la</strong>vorava con una <strong>rete</strong> informatica contro il nucleare è stato bloccato<br />
dal governo tedesco proprio al momento di preparare le manifestazioni"<br />
(Scelsi, 1990, pag. 135).<br />
Ciò nonostante, W. Hol<strong>la</strong>nd afferma: "La cosa che ci sembrava più attinente<br />
al<strong>la</strong> nostra esperienza era verificare come fosse reale e pressante il<br />
potere delle multinazionali dell'informazione. (...) La nostra filosofia è<br />
una so<strong>la</strong>: "libertà" ed in questa prospettiva cerchiamo di <strong>la</strong>vorare,<br />
attraverso lo scambio di idee sociali ed invenzioni sociali con le altre<br />
persone, imparando da queste ed insegnando loro ciò che noi sappiamo"<br />
(Scelsi, 1990, pag. 135-37).<br />
A San Francisco esce "Bad attitude. The Processed World anthology" di<br />
Processed World, sulle questioni del <strong>la</strong>voro connesse all'informatica,<br />
mentre K. Wade scrive "The anarchists guide to the BBS". Esce anche<br />
l'ipertesto "Beyond Cyberpunk". Sempre nel 1990 esce il video "Cyberpunk"<br />
di M. Trench e viene fatta <strong>la</strong> prima conferenza sul Cyberspazio ad Austin in<br />
Texas. Da tale conferenza e da quel<strong>la</strong> successiva nel 1991 saranno tratti<br />
molti dei contributi per il libro "Cyberspace" di Benedikt (Benedikt, 1991)<br />
che è uno dei primi ad affrontare in modo sistematico alcuni problemi<br />
legati agli spazi virtuali.