hacktivism: la liberta' nelle maglie della rete - Dvara.Net
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pur di vendere. Negli anni Ottanta il computer, secondo i media, è lo<br />
strumento che ti farà divertire, ti farà guadagnare, ti farà fare sesso, ti<br />
permetterà di costruire nuovi mondi, ti farà diventare un regista fai-date,<br />
un artista, così come un criminale ineffabile...<br />
Mentre i movimenti si leccano le ferite degli anni di piombo, migliaia di<br />
non ancora ventenni metteranno su BBS, si scambieranno file più o meno<br />
legali, proveranno a infrangere i sistemi di sicurezza di società e<br />
istituzioni; raramente per fini sociali, mai per distruggere, spesso per<br />
sfida o meglio per gioco.<br />
Saranno l'esca preferita per i media che da una parte alimenteranno il<br />
gioco per far aumentare i propri guadagni e quelli del settore<br />
dell'informatica, dall'altra lo criminalizzeranno fornendo l'alibi per<br />
bacchettare coloro che propongono un uso libertario e non mercificato dello<br />
strumento. Sta esplodendo una "moda" hacker che alle multinazionali farà<br />
vendere, ad altri permetterà di sperimentare nuove forme di aggregazione,<br />
mentre ad altri ancora aprirà le porte del<strong>la</strong> galera. Sarà un fenomeno in<br />
grado di autoalimentarsi. Il libro di S. Levy "Hackers" del 1984, ad<br />
esempio, ne sarà allo stesso tempo sia uno dei risultati che uno dei<br />
fattori di promozione.<br />
E' sempre nel 1984 che R. Stallman scrive <strong>la</strong> "Letter to ACM Forum" in cui<br />
si raccomanda di definire Crackers e non Hackers coloro che infrangono i<br />
sistemi di sicurezza informatici.<br />
La distinzione <strong>la</strong> ritroviamo anche <strong>nelle</strong> parole di Himanen che quando va a<br />
descrivere <strong>la</strong> Legion of Doom distingue quel gruppo dagli hacker.<br />
"Nell'edizione stampata del 1996 (The New hacker's Dictionary, di E.<br />
Raymond), The Jargon File dà questa definizione di cracker: (Himanen, 2001,<br />
pag. 141) .<br />
C'è un'evidente preoccupazione da parte del<strong>la</strong> vecchia generazione di<br />
hackers di non essere confusi con quello che sta avvenendo nell'underground<br />
telematico. C'è da parte di programmatori, attivisti sociali e agitatori<br />
intellettuali in genere, il dubbio che le loro pratiche di liberazione<br />
possano essere confuse con attività criminali. Una confusione perpetrata<br />
dalle forze di sicurezza e dai media per permettersi di reprimere<br />
indiscriminatamente qualsiasi forma di dissenso sociale verso le politiche<br />
economiche dominanti di sviluppo delle nuove tecnologie del<strong>la</strong><br />
comunicazione..<br />
Se quindi è giusta <strong>la</strong> distinzione tra hackers e crackers, ciò non deve<br />
avere come conseguenza una criminalizzazione dei crackers. E' nostra<br />
opinione che l'importante distinzione che va fatta è quel<strong>la</strong> tra hacker e<br />
criminali, così come tra cracker e criminali. Quello che vogliamo ribadire<br />
è che sia nel termine hacker che in ogni suo derivato non può esservi una<br />
connotazione semantica che implica un contatto con <strong>la</strong> categoria dei<br />
criminali. Che dunque anche il termine cracker va a definire per noi una<br />
fascia di persone che agiscono a fin di bene e che non possono essere<br />
confuse con i criminali. Gli occupanti delle case sfitte che forzano una<br />
proprietà privata non lo fanno per fini criminosi, ma solo per <strong>la</strong><br />
disperazione di una condizione di senza casa che rivendicano <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> di<br />
quello che è un loro diritto. Analogamente i cracker forzano i sistemi di<br />
sicurezza solo di quei sistemi informatici le cui caratteristiche vanno in<br />
contraddizione con <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei diritti costituzionali.