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hacktivism: la liberta' nelle maglie della rete - Dvara.Net

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d'ordine. Inoltre tali pratiche, perseguendo questi obbiettivi, entrano in<br />

conflitto con alcuni aspetti dei modelli sociali in cui si inseriscono.<br />

Molto spesso luoghi, progetti o eventi, così come l'agire di alcuni<br />

soggetti (individui o gruppi), sono divenuti punti di riferimento per<br />

queste pratiche, e lo stesso è accaduto anche a fonti di riferimento<br />

condivise come libri, opere multimediali, articoli, video e musiche.<br />

Nota editoriale e ringraziamenti<br />

Questo libro non è finito. Non solo perché ci vorrebbe un libro grande come<br />

<strong>la</strong> <strong>rete</strong> per raccontare per intero <strong>la</strong> vicenda che abbiamo provato a<br />

tratteggiare, ma perché le nostre risorse e conoscenze, lo riconosciamo,<br />

sono limitate. Avremmo avuto bisogno di più tempo, di più spazio e di<br />

qualche rilettura in più per fare il libro che sognavamo di leggere.<br />

Nonostante questo abbiamo provato a costruire una busso<strong>la</strong> per orientarsi<br />

nel rompicapo del<strong>la</strong> <strong>rete</strong> come <strong>la</strong> vediamo noi: portatrice di una profonda<br />

innovazione nei rapporti sociali, nell'immaginario e nel modo di fare<br />

politica.<br />

Abbiamo volutamente omesso di approfondire alcuni discorsi, come quelli sul<br />

copyright e il free-software - altri ne hanno già scritto a sufficienza e<br />

meglio di noi - per provare invece ad offrire un percorso, storico e<br />

critico, sulle zone d'ombra dello sviluppo del<strong>la</strong> <strong>rete</strong> come strumento di<br />

conflitto e agente di cambiamento.<br />

Noi lo continueremo, e ci auguriamo che ciascuno scriva il suo per riempire<br />

i vuoti che noi abbiamo <strong>la</strong>sciato aperti.<br />

Sicuramente abbiamo dimenticato di citare tante esperienze importanti,<br />

speriamo di non aver dimenticato di citare collettivi, testi e autori.<br />

Qualcuno però lo ringraziamo in anticipo. Franco Carlini, Benedetto Vecchi<br />

e "Il Manifesto" prima degli altri. Graffio, Ferry.Byte, Stefano Sansavini<br />

e il gruppo di Decoder. I centri sociali, gli hack<strong>la</strong>bs, tutta <strong>la</strong> telematica<br />

antagonista e soprattutto Isole nel<strong>la</strong> Rete. Ringraziamo infine tutti quelli<br />

che abbiamo nominato nel libro e quanti con il loro agire concreto hanno<br />

contribuito a "scrivere" <strong>la</strong> storia che andiamo a raccontarvi.<br />

1. Dall'hacking all'<strong>hacktivism</strong><br />

1.1. culture hacker<br />

Come abbiamo detto, elemento ricorrente nell'<strong>hacktivism</strong> è un uso del<br />

computer praticato in modo non convenzionale e finalizzato al miglioramento<br />

di qualcosa di utile per il mondo con implicazioni sociali, politiche o<br />

culturali, e spesso chi fa dell'<strong>hacktivism</strong> agisce teorizzando ed<br />

esplicitando i valori di riferimento delle proprie pratiche.<br />

Così l'<strong>hacktivism</strong> può essere descritto come l'insieme di pratiche sociali e<br />

comunicative, valori e stili di vita, in aperto conflitto con i valori del<br />

pensiero dominante e cioè l'individualismo, il profitto, <strong>la</strong> proprietà<br />

privata l'autorità, <strong>la</strong> delega e <strong>la</strong> passività sociale.<br />

Proviamo ad essere più precisi.<br />

Il termine <strong>hacktivism</strong> deriva dall'unione delle parole hacking e activism.<br />

L'hacking è <strong>la</strong> messa in opera di una partico<strong>la</strong>re attitudine verso le<br />

macchine informatiche che presuppone sia lo studio dei computer per

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