hacktivism: la liberta' nelle maglie della rete - Dvara.Net
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per fare conversazione, viene di per sé considerato un valore (Rheingold,<br />
1994, p. 66).<br />
L'attivismo dei movimenti, così come lo sforzo di una certa parte delle<br />
comunità scientifiche, condivideva e condivide tutt'ora l'idea che gran<br />
parte dei problemi sociali potrebbero risolversi se <strong>la</strong> gente si mettesse<br />
insieme comunicando e condividendo soluzioni.<br />
Le comunità virtuali si sviluppano dunque come luogo di scambio (nonché di<br />
copia) e libera circo<strong>la</strong>zione dei saperi finalizzata ad una loro<br />
rie<strong>la</strong>borazione/deformazione che garantisca <strong>la</strong> crescita del<strong>la</strong> collettività.<br />
Ciò che il Community Memory Project inaugura è il modello di quelle che in<br />
seguito saranno definite Bbs: bacheche on-line non riservate ad un'élite di<br />
ricercatori o comunque ad un gruppo privilegiato, bensì un luogo cui<br />
qualsiasi individuo possa accedere liberamente per scambiarsi messaggi e<br />
annunci. La gente usa le teleconferenze per trovare persone con gli stessi<br />
interessi e valori. La comunità virtuale diventa un luogo dove <strong>la</strong> gente può<br />
incontrarsi e scambiarsi opinioni. Un mezzo il cui uso è creativo, e che<br />
favorisce non solo <strong>la</strong> libera espressione individuale, ma anche lo sviluppo<br />
del mezzo stesso secondo possibilità inizialmente non previste.<br />
Uno degli assunti è quello di produrre un modello di comunità in cui ciò su<br />
cui converge il comportamento comune non è un soggetto/eroe del<strong>la</strong><br />
comunicazione, ma un valore, concetto, interesse, comportamento,<br />
linguaggio, bisogno, riconosciuto come punto d'incontro ed elemento<br />
condiviso dal<strong>la</strong> comunità.<br />
Arte collettiva e nome multiplo<br />
Gli happenings sono stati un altro importante momento di pratica culturale<br />
collettiva.<br />
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, nel pieno sviluppo del<strong>la</strong> strategia<br />
dell'imperialismo culturale (esercitato tra le altre cose attraverso <strong>la</strong><br />
diffusione di massa dei prodotti artistici), si sviluppa una paralle<strong>la</strong><br />
industria culturale in cui i prodotti del<strong>la</strong> cultura divengono merce (vedi<br />
Adorno e Horkheimer, 1966). Musei, gallerie e riviste d'arte, così come i<br />
teatri e le sale dei concerti, sono il luogo attraverso il quale non si<br />
cerca solo di diffondere "cultura", ma di alienare gli individui dalle loro<br />
differenze per imporre loro un pensiero unico. In risposta a questo stato<br />
di cose le riflessioni teoriche emerse da aree intellettuali come <strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong><br />
di Francoforte o in generale le teorie critiche sui media (come ad esempio<br />
l'idea di Società dello Spettacolo in Debord e nel Situazionismo) si sono<br />
riflesse tra le altre cose <strong>nelle</strong> pratiche degli happenings. Non è un caso<br />
iso<strong>la</strong>to quello di H. Flynt del gruppo Fluxus, che in quel periodo fa arte<br />
attraverso azioni di protesta di fronte ai musei con cartelli dal tono<br />
esplicito come "Destroy art museum". H. Flynt invita le persone a prendere<br />
coscienza dello stato di cose attraverso vo<strong>la</strong>ntinaggi e conferenze che<br />
diventano happening artistici veri e propri in cui ognuno può partecipare<br />
esprimendo <strong>la</strong> propria opinione. Gli happenings sono stati un luogo del<strong>la</strong><br />
decostruzione del senso dominante. Sono stati l'eplosione di pratiche<br />
partecipative del fare arte in cui non voleva esserci un pensiero dominante<br />
trasmesso a molti attraverso l'evento artistico, bensì il recupero del<strong>la</strong><br />
molteplicità dei pensieri possibili attraverso l'agire collettivo. Gli<br />
happenings implicavano <strong>la</strong> partecipazione attiva del pubblico che, come nel<br />
caso dell'opera musicale "Fuori"5 del 1965 di G. Chiari, prendeva coscienza<br />
di essere egli stesso l'autore del<strong>la</strong> musica. Gli happening sono stati parte<br />
integrante del maggio francese nel 1968 grazie ad esempio al gruppo del