Le soledades del Góngora. Studio, testo e versione
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tura, ed era dotato di tutta la comprensione e le possibilità<br />
per godere e spaziare nell'oceano lirico <strong>del</strong>l'immortale<br />
drammaturgo ; né altri meglio di Lope de Vega,<br />
artista squisito ed insaziato studioso <strong>del</strong>la bellezza, aperto<br />
ad ogni sua rivelazione, poteva essere ammiratore,<br />
sebbene invidioso, convinto <strong>del</strong>la potenza di poesia donata<br />
alla Spagna imperiale dalla imperiale lirica di Luis<br />
de Argote y Gòngora 2 ).<br />
Ma quel loro duello, velato da non sempre nobili<br />
schermi, mentre parve ed anche fu un fatto strettamente<br />
personale, era sopratutto un destino a cui i duellanti<br />
soggiacevano, perché, avversi ed irreconciliabili,<br />
si battevano tuttavia per uno stesso altissimo fine, la<br />
nobiltà <strong>del</strong>la poesia spagnuola, quella nobiltà che sin<br />
dal Quattrocento fu sentita dagli spagnuoli, non come<br />
un problema estetico definito, ma come istintiva coscienza<br />
<strong>del</strong>l'arte e portò gli innovatori, cioè i seguaci<br />
<strong>del</strong>la poesia italiana, primissimi Juan de Mena ed il<br />
marchese di Santillana alla ricerca di una lingua poetica,<br />
di una espressione poetica nuova, da attuare con<br />
Io studio degli italiani e dei comuni padri: i Latini.<br />
Per questo Juan de Mena, componendo poemi sulle<br />
orme di Dante, ebbe l'occhio al latino e molti latinismi<br />
usò, volendo dare tono più alto ai quotidiana verba di<br />
Castiglia, quando questi chiamava a interpretare la voce<br />
<strong>del</strong>le Muse, e, onesto ma rozzo artista, prendeva la<br />
pietra preziosa così come era e così come era la incastonava<br />
nei suoi monili, senza lavorarla; per questo il San-<br />
2) La coscienza <strong>del</strong>la propria opera è vivissima nel Gòngora e<br />
ad essa si deve ripetere la forza con cui la difende. I due sonetti<br />
Con poca luz y menos disciplina, Cierto poeta en forma peragnna,<br />
diretto il primo, forse, al Jàuregui, l'altro al Quevedo ne sono<br />
chiarissima prova. Cfr. JUAN MILLE GIMÉNEZ, Comentarios a dos<br />
sonetos de Gòngora, Estr. da Humanidades, tomo XVIII, pp. 93<br />
a 102 (1928).